Giorni fa sono capitato sulla doppia pagina di questo libro, una semplice illustrazione dai colori saturi raffigurante una tazzina di caffè su di un piattino, accanto a quella che sembra una zolletta di zucchero, su sfondo fucsia. Lì accanto, a grandi caratteri, una singola frase: niente di trascendentale (o forse sì), un’informazione di quelle che potrebbero stare nella cornicetta variopinta di un libro delle elementari, o spuntare tra le immagini di un video di animazione che spiega in pochi minuti concetti complessi, tipo quelli del canale YouTube Kurzgesagt.
La frase è questa: «Se togli lo spazio vuoto dai loro atomi, l’intera razza umana occuperebbe il volume di una singola zolletta di zucchero».
Giorni dopo, ci sto ancora rimuginando sopra.
Certo, sapevo già che tutto ciò che vediamo, compreso quel che ci appare solido e concreto, è fatto principalmente di vuoto. Che noi tutti siamo fatti principalmente di vuoto — ed ecco perché i neutrini che il sole ci spara addosso in ogni istante a una velocità di poco inferiore a quella della luce ci attraversano imperturbabili — lo sapevo già, ma quando la realtà ti appare nelle sue reali proporzioni scatta qualcosa, dentro, simile a un interruttore che era già lì ma che non era ancora stato premuto.
Il cervello (quel cervello che, come chiarisce un’altra pagina del libro, ha così tante cellule quanti sono gli alberi della foresta amazzonica, e più connessioni sinaptiche di tutte le foglie che ci stanno attaccate sopra) si mette in moto di fronte a un’evidenza che tanto evidente finora non lo era stata, vuoi perché l’infinitamente grande o l’infinitamente piccolo facciamo fatica a concepirlo, vuoi perché noi umani siamo strutturalmente più abili nel processare le informazioni dopo averle frammentate in pacchetti che, letteralmente o idealmente, possiamo “maneggiare” meglio.
La forza di The scale of things, libro illustrato uscito per i tipi di Quadrille Publishing, sta proprio nella meraviglia che è capace di suscitare spiegando proporzioni e scale con brevi testi e con illustrazioni minimali che, dialogando perfettamente tra loro, hanno il merito di riuscire a mostrare, o perlomeno a far immaginare, fatti che altrimenti sarebbero difficilmente concepibili.
«Il sole dista 93 milioni di miglia dalla Terra, ma chi può concepire tale distanza? Usando le proporzioni il sole diventa un pompelmo, la terra un granello di sabbia e la distanza tra i due è la lunghezza di un bus londinese», recita la scheda del libro.
Realizzato dallo scrittore e consulente creativo Mike Fairbrass insieme a David Tanguy, direttore creativo dello studio britannico Praline (che ha fatto un lavoro eccellente anche per quanto riguarda il design del volume), The scale of things ha 144 pagine ed è diviso in otto sezioni per altrettanti temi: biologia, cosmo, economia, potere, ambiente, tecnologia, umani, animali.
Uscito nell’ottobre del 2017 per il mercato britannico, arriverà in quello americano nella primavera del 2018, e si spera venga tradotto e pubblicato anche in Italia (anche se l’inglese utilizzato è talmente semplice che, con un po’ di pazienza, lo possono affrontare anche i bambini).