“Cultura indipendente” è un’etichetta che ad alcuni potrà suonare un po’ antipatica e spocchiosa. Dice tutto e non dice niente, in effetti, un po’ come tutte le espressioni-contenitore, quelle in cui puoi mettere dentro tante cose diverse che però, assieme, hanno un senso, un sapore, incarnano e raccontano un modo di vedere le cose.
Una fanzine autoprodotta, una stampa in edizione limitata fatta da un giovane illustratore, un rivista stampata in poche copie e diretta a una nicchia ben precisa, un pezzo d’artigianato, l’accessorio prodotto da un piccolo marchio, il festival organizzato da un’associazione culturale che si rimbocca le maniche e tira su un evento da non perdere… Sono tutte cose che starebbero benissimo dentro a un’immaginaria scatola di “cultura indipendente”.
Immaginaria fino a un certo punto, in effetti, perché da circa un anno quella scatola esiste, letteralmente. Si chiama come una canzone dei Sigur Rós e ogni mese ti arriva direttamente a casa e facendoti scoprire progetti e prodotti che vale la pena conoscere.
Fondata ufficialmente nel novembre del 2016, Hoppípolla è una scatola che viene spedita su abbonamento, scegliendo di abbonarsi per uno, tre o sei mesi.
In edizione limitata, non c’è modo di sapere cosa ci sia dentro finché non la apri. E una volta spedite tutte quelle prodotte in un dato mese, non c’è più modo di averla, né di poter ricevere quegli stessi prodotti, a volte realizzati addirittura ad hoc per Hoppípolla.
Per saperne di più ho intervistato una delle fondatrici Paola Tartaglino, che di mestiere fa la storica dell’arte contemporanea e nel pochissimo tempo libero parla di design e artigianato sul suo blog We Make a Pair, scrive su Casa Facile e, insieme a Francesco Rellini e Simona Basilavecchia e Nicola Minerva di CO-HIVE, porta appunto avanti questa “scatola delle meraviglie”.
P.s.
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La prima cosa che mi incuriosisce è: come mai chiamare il progetto come un pezzo dei Sigur Rós?
Cercavamo una parola con un suono simpatico e con un significato curioso: Hoppípolla è il titolo di una canzone che quasi tutti quelli della nostra generazione si ricordano bene, una parola islandese che significa “saltare nelle pozzanghere” e si riferisce a quello che pare essere uno dei giochi preferiti dai bambini islandesi.
Ci è subito piaciuto il significato di questa parola, perché il senso di meraviglia che evoca è lo stesso che vogliamo trasmettere con le nostre box: ti abboni, attendi l’arrivo della scatola e poi ti ritagli del tempo per te, per scoprire ciò che abbiamo prodotto o selezionato, per lasciarti ispirare e sorridere.
Da dove è nata l’idea?
Qualche anno fa ero alla ricerca di un modo efficace per contribuire alla diffusione della cultura indipendente. Mi informavo online (e Frizzifrizzi era già un mio grande punto di riferimento), condividevo quello che mi piaceva e scrivevo io stessa di questi temi, nel mio piccolo. Ma non mi sembrava abbastanza.
Un giorno vidi a pranzo un vecchio amico e mi tornò alla mente un ricordo: quando eravamo adolescenti questo ragazzo amava cogliermi di sorpresa con regali inaspettati nella cassetta della posta, sapeva che bastava poco per stupirmi e rendermi felice!
Insomma, la risposta era lì di fronte a me, racchiusa in questo ricordo, ma da sola non sarei mai stata in grado di metterla in pratica.
Oltre a te chi c’è dietro al progetto?
L’idea di una scatola a sorpresa dedicata alla cultura indipendente rimase nel cassetto un paio d’anni, finché Gaia Segattini (che ha il talento naturale di creare connessioni tra persone affini) mi presentò Simona Basilavecchia e Nicola Minerva di co-hive.com: mi bastò raccontar loro la mia idea per sentirmi rispondere «facciamolo!» e nel giro di 6 mesi la prima box era già realtà.
Al gruppo si è aggiunto più di recente Francesco Rellini, portando con sé tutte le competenze che ci mancavano.
Negli ultimi anni le scatole in abbonamento si sono moltiplicate. Ce ne sono di tutti i tipi: accessori, profumi, prodotti di bellezza, riviste indipendenti. È insomma un format commerciale che dimostra di poter funzionare.
Secondo te quali sono i motivi?
In generale credo che l’effetto sorpresa sia un elemento che affascina molto: l’attesa del pacco, la curiosità, la possibilità di ritagliarsi periodicamente del tempo per se stessi per scoprirne il contenuto.
Poi penso che le scatole in abbonamento funzionino perché hanno ciascuna un pubblico molto ben definito, rispondono all’esigenza di quelle persone che non hanno tempo di fare ricerca e si affidano quindi a questo canale per fare acquisti o regali.
Nel nostro caso, ci piace paragonarci a una rivista specializzata, che si acquista ogni mese o a cui ci si abbona perché se ne condivide la linea editoriale, anche se ne non si conoscono precisamente tutti i contenuti.
Come li scegliete i contenuti? E che tipo di rapporto instaurate con le aziende, i creativi, i piccoli editori?
Della selezione dei contenuti ci occupiamo Simona ed io: abbiamo iniziato coinvolgendo designer, illustratori, piccoli brand e case editrici che già conoscevamo, con i quali avevamo già instaurato rapporti di fiducia e amicizia e che hanno subito sostenuto la nostra idea.
A volte scegliamo un tema preciso, altre solo un’ispirazione che fa da traccia: in ogni caso, facciamo tantissima ricerca, ci confrontiamo a lungo e non ci accontentiamo. La selezione è un po’ come un tetris, in cui tutti gli elementi devono incastrarsi alla perfezione.
Li acquistate direttamente?
I prodotti inseriti vengono acquistati direttamente oppure progettati insieme e realizzati ad hoc per Hoppípolla. Questo è il caso più frequente con gli illustratori, con i quali fin da subito abbiamo iniziato a co-produrre dei prodotti originali ed esclusivi, come il cappellino da bici disegnato da Vinil, la toppa di Martina Tonello o lo strofinaccio di Marialaura Fedi: loro pensano al disegno, noi a tutte le fasi di produzione e confezionamento.
Che feedback ricevete da chi acquista o si abbona?
Siamo molto soddisfatti per i feedback che arrivano dai nostri abbonati: ci sono quelli indiretti, come le foto su Instagram con didascalie piene di entusiasmo, e poi ci sono i commenti e i messaggi che ci arrivano in privato, che hanno davvero sempre un tono molto positivo.
Credo che il nostro atteggiamento spontaneo e ottimista si rifletta nel modo in cui siamo percepiti e quindi nel modo in cui i clienti si confrontano con noi. Insomma, siamo molto fortunati!
Progetti per il prossimo futuro?
Si è appena chiusa la prima call rivolta agli illustratori: produrremo un pack di cartoline in bicromia, in collaborazione con Tipografia Reali, ma ovviamente non possiamo rivelare in quale box sarà inserito!
Siamo rimasti colpiti dalla grande partecipazione, ci sono arrivate davvero tante proposte e sceglierne 16 non è stato facile! Oltre che per produrre queste cartoline, la call ci sarà utile per individuare alcuni degli illustratori con cui collaboreremo l’anno prossimo.
Per il resto, abbiamo appena festeggiato il nostro primo compleanno e ci siamo regalati un aggiornamento di tutta l’immagine coordinata, che sarà sempre a cura di studio tuta (Alice Lotti e Patrizio Anastasi) e in collaborazione con la fotografa Viola Carboni: il progetto è davvero molto bello, ma per la sua completa realizzazione bisognerà aspettare gennaio.
Abbiamo intanto iniziato a sperimentare la distribuzione in alcuni negozi e librerie in giro per l’Italia, grazie anche al fatto che da settembre abbiamo raggiunto un primo obiettivo, sostituendo le scatole “automontanti” con quelle di cartone rigide, che sono più belle e si possono conservare e riutilizzare: il prossimo obiettivo è avere un numero di ordine sufficiente che ci permetta di cambiare la grafica della box ogni mese.