Tavole rimaste fuori dai libri, cover alternative, bozzetti, copertine di dischi, disegni stampati sulle magliette ai tempi dell’etichetta discografica Donna Bavosa e dei Laghetto: c’è un’intera vita d’autore tra i disegni pubblicati in Sangue Finto.
L’autore è Ratigher e la vita è quella iniziata ormai quasi vent’anni fa, quando Francesco D’Erminio, abruzzese/molisano classe 1978 cresciuto tra Bologna e Pavia, decise di assumere il nom de plume con cui è ormai conosciuto anche al di fuori dei confini del fumetto underground in cui ha mosso i primi passi.

Pubblicato dalla casa editrice indipendente bolognese Zoo Print & Press, Sangue Finto è una raccolta di illustrazioni ratigheriane uscita con tempismo perfetto.
Da più di un decennio uno dei più interessanti fumettisti italiani, sia a livello di opere (vedi le pluripremiate Trama e Le ragazzine stanno perdendo il controllo) sia a livello di riflessione sulla produzione e la fruizione del fumetto (il modello Prima o Mai, l’etichetta Flag Press), di recente Ratigher si è infatti guadagnato una posizione centrale nella geografia dell’editoria italiana a fumetti, avendo assunto, lo scorso marzo, il ruolo di nuovo direttore editoriale di Coconino dopo l’abbandono di Igort, e annunciando una piccola, grande rivoluzione, per il marchio Coconino come pure per tutto ciò che gli ruota attorno: dagli autori alle collane.

È quindi il momento giusto di andare a ripescare il Ratigher-autore e il suo immaginario, di cui Sangue Finto è una sorta di mappa senza legenda, come disegni senza storia sono quelli raccolti nel volume, estrapolati dal contesto originario oppure nati così, come illustrazioni per copertine e volantini e t-shirt, in un flusso non cronologico in cui si riconosce però un filo rosso visivo e tematico (nonché ematico) che lega assieme le varie tavole e innesca collegamenti inediti.
Le storie non ci sono – o sono state lasciate fuori – ma in realtà si materializzano lo stesso nella mente del lettore, nel minuscolo lasso di tempo in cui gli occhi passano da una pagina all’altra. E forse non c’è libro che parli più di Ratigher che questo, che è senza parole.
Spiega l’autore in una sorta di prefazione che accompagna Sangue Finto: «Quel che non so scrivere lo so disegnare, per non parlare di quello che non so dire, e con vertigine scopro che quello che non so ancora pensare lo posso disegnare».













