Classe 1970, l’artista francese Vincent Sardon ha esordito negli anni ’90 con fumetti e fanzine autoprodotte, per poi approdare al quotidiano Libération, dove ha lavorato per dieci anni in veste di vignettista satirico.
A un certo punto, però, decide di abbandonare tutto e, a partire dal 2007, comincia a farsi chiamare Le Tampographe Sardon, nome d’arte che suggerisce anche il suo nuovo strumento d’elezione: il timbro.
«Il timbro non è mai neutrale. Milioni di giudici, poliziotti, agenti doganali lo usano per convalidare passaporti, per espellere qualcuno dalla frontiera, per approvare sentenze, emanare leggi, condannare, registrare procedimenti, scomunicare — ogni tipo di scellerati documenti che hanno il potere di mettere la gente in situazioni impossibili», racconta Sardon, con un approccio che ricorda quello di un altro artista del timbro, Rob Ryan (di lui ho parlato circa un anno fa), che iniziò a utilizzare i timbri proprio per trasformare un’“arma della burocrazia” in uno strumento di bellezza.

Pur partendo da un pensiero simile a quello di Ryan, il fine di Sardon è però piuttosto diverso. Lui non aspira alla bellezza (tuttavia raggiungendola) ma ad amplificare ulteriormente l’elemento grottesco, assurdo e violento insito nell’esercizio dell’autorità e nella burocrazia, utilizzando i timbri con uno spirito iconoclasta, distruggendo i simboli, mandando alla deriva le sicurezze della società in cui vive, giocando con l’ironia più estrema sia in termini figurativi che di linguaggio, citando (e sbeffeggiando) artisti come Warhol, Pollock e Yves Klein, icone dello spettacolo e dittatori.
«Ogni assurdità diventa dieci volte più potente grazie alla bacchetta magica della grafica. Questo misterioso potere mi affascina e io continuo ad esplorarlo», dice Sardon che, giustapponendo strati di inchiostro, aggiunge a un’immagine o a un concetto ulteriori livelli di lettura. Il tutto utilizzando timbri prodotti da sé, che poi vende nel suo piccolo studio, situato nei pressi del celebre cimitero parigino di Père Lachaise, oltre che online.

Una summa della sua arte, del meglio di quanto prodotto in questi ultimi 10 anni, è stato raccolto in un libro di 100 pagine, intitolato semplicemente The Stampographer e pubblicato dal piccolo editore americano Siglio Press.
Sul blog di Sardon, invece, è possibile trovare una gran quantità di “chicche”, tra cui un video in cui mostra come utilizzare i timbri creati per disegnare i volti dei musicisti black metal.






