Christoph Niemann è uno dei più grandi illustratori contemporanei. Collabora o ha collaborato con tutte le più importanti riviste del mondo, ha una bacheca piena di premi, ha scritto (ma più spesso disegnato) una quantità di libri, e oltre mezzo milione di persone lo segue su Instagram, dove da qualche anno, ogni domenica, tiene una sorta di “rubrica” ormai diventata quasi leggendaria — Sunday Sketches, che consiste nell’utilizzare oggetti di uso quotidiano per trasformarli in qualcos’altro grazie all’illustrazione (qualche mese fa la i Sunday Sketches sono diventati anche un libro).
Vero e proprio principe dell’uso creativo dei ritagli di tempo (espressione che con uno come lui potrebbe non essere soltanto una metafora), quasi vent’anni fa Niemann ha iniziato a lavorare, o meglio a giocare con un’altra figura chiave della cultura visiva internazionale, Nicholas Blechman, designer, illustratore, attualmente art director del New Yorker.

L’idea era semplice: i due sceglievano un tema e poi cominciavano a conversare attorno a quello ma non a parole bensì con le immagini, lanciandosi spunti, ribattendo con virate concettuali a 180°, volée di pensiero orizzontale, racchettate di decontestualizzazione da fondo campo. Ciascun tema, poi, finiva in una piccola pubblicazione in edizione limitata.
Come hanno raccontato al magazine online It’s Nice That, Niemann e Blechman hanno continuato fino al fatidico 11 settembre 2001, lavorando sulla cattiveria e poi fermandosi lì.

Sedici anni dopo, però, eccoli di nuovo all’opera. L’occasione per ricominciare l’ha data una mostra, ma i due sono andati oltre e per più di quattro mesi si sono messi a conversare per immagini, inviandosi foto e disegni tramite smartphone.
Il risultato è un libro, Conversations, che è una vera e propria finestra aperta sulla potenza immaginativa di due grandi artisti e professionisti.








