Finché il mondo era ancora pieno di territori da scoprire, i cartografi viaggiavano assieme agli eserciti aggiornando le mappe via via che le terre conquistate si allargavano.
Nello stesso periodo in cui, da Occidente, Colombo, Caboto, Magellano, Cabral e Giovanni da Verrazzano solcavano gli oceani, l’Impero Ottomano estendeva i suoi domini nel Medio Oriente. Tra le più importanti guerre ci fu quella ottomano-safavide, che si prolungò dal 1532 al 1555 e vide come protagonisti da una parte Solimano I, detto Il Magnifico, e dall’altra lo Scià Tahmasp I di Persia.
Durante la lunghissima campagna ottomana, ad accompagnare le truppe c’era un uomo, uno scienziato bosniaco dal nome lunghissimo, Nasuh bin Karagöz bin Abdullah el-Visokavi el-Bosnavî, conosciuto (e abbreviato) come Matrakçı Nasuh.
Vero e proprio uomo universale, capace cioè di eccellere in tutte le discipline della conoscenza, Nasuh era un matematico, uno storico, un inventore, un pittore, un geografo, un cartografo nonché agricoltore e maestro di spada.
Se la cavava bene pure con le miniature, a quanto pare, visto che riempì i diversi volumi che scrisse durante i viaggi da Istanbul alle zone conquistate di mappe, piantine e disegni delle città incontrate, delle strade, dei fiumi e delle montagne.
Il suo segno, visto con lo sguardo di chi “mastica” un po’ di illustrazione contemporanea, è incredibilmente attuale.