I ghiaccioli fatti con l’acqua inquinata

Si suol dire che un’immagine vale più di mille parole. E questo è vero soprattutto per le tragedie. Da quando viviamo nella società dell’immagine ogni dramma ha le sue foto-simbolo.
Per le disgrazie più silenziose come l’inquinamento, tuttavia, le cose si complicano. Non che siamo a corto di testimonianze visive di come quotidianamente maltrattiamo il nostro pianeta — tutt’altro (purtroppo) eppure mancano i simboli: immagini forti, dirette, esplicite, che non hanno bisogno di alcuna mediazione e che arrivano immediatamente al punto.

Un recentissimo progetto di tre studenti della National Taiwan University of Arts dimostra però di essere sulla strada giusta.
Se una fotografia è un istante congelato, loro hanno deciso di congelare direttamente il soggetto — in questo caso le acque inquinate del loro paese, il Taiwan — e di trasformarle in ghiaccioli.
Il contrasto tra ciò che simboleggia il ghiacciolo (estate, allegria, leggerezza, spensieratezza) e ciò che il ghiacciolo contiene (acque torbide e piene di alghe, insetti, pezzi di plastica) è evidente.

Intitolato Polluted Water Popsicles, il progetto è composto da 100 diversi tipi di ghiacciolo, ciascuno realizzato andando in altrettante location del paese, raccogliendo le acque sporche, mettendole in congelatore nei classici stampini per i ghiaccioli e poi ricoprendo il tutto di resina in modo da renderli permanenti, prima di metterli ciascuno nel proprio packaging che indica il luogo di provenienza dell’acqua.

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co-fondatore e direttore
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