Quelli per cui idealmente scrivo questo post — coloro cioè che potenzialmente potrebbero essere interessati a partecipare al workshop — non hanno alcun bisogno di spiegazioni su chi sia Katsumi Komagata. È già una specie di eroe, lui, in quella piccola cerchia di professionisti il cui mestiere ha a che fare con l’albo illustrato e l’editoria per l’infanzia. Una figura semi-leggendaria capace di tirar fuori universi da una semplice forma geometrica, di farti vedere (ma quel vedere che confina col sentire il quale a sua volta è più di un semplice toccare) i colori come prima nessuno mai, di farti percepire il tempo con un alberello che spunta fuori dalle pagine di un libro, di fare con la carta delle vere e proprie magie — che non significa chissà quali virtuosismi, perché la maestria di Komagata sta proprio nella semplicità — e non a caso è da più parti definito come l’erede di un “certo” Bruno Munari.

Io stesso l’ho scoperto molto tardi, quando ormai tre anni fa vidi una mostra coi suoi libri qui a Bologna, organizzata da Hamelin, e rimasi impressionato sia dalle opere, sia soprattutto da una frase che lessi, con cui l’artista, che per anni ha lavorato tra Giappone e Stati Uniti nel mondo del design e della comunicazione, spiegava come aveva iniziato, negli anni ’90, a creare i libri per bambini:
Quando mia figlia ha compiuto tre mesi, ha cominciato a osservare le cose. Non ero sicuro che potesse vedere, ma i suoi occhi si muovevano da sinistra a destra, poi da destra a sinistra. Cominciava anche a guardarmi, come se si domandasse chi fossi. Il padre è meno vicino al bambino della madre, perché la madre e il bambino hanno vissuto insieme per i nove mesi prima della nascita. Così ho pensato a un modo per dire a quella bambina che ero suo padre, e ho cominciato a disegnare delle carte per attirare la sua attenzione.

Credo non ci sia altro da aggiungere. O meglio, ci sarebbe un’enciclopedia di spunti e sensazioni da aggiungere ma il bello dell’opera di Komagata è che funziona su tutti i livelli, per tutte le età, per tutte le teste, e puoi spiegarla con un saggio in 10 volumi o semplicemente mostrando a qualcuno un suo libro.
Non credo di riuscire immaginare che tipo di scintille possa innescare in chi frequenta uno dei suoi workshop. La possibilità di scoprirlo la offre Mutty, spazio culturale tra le colline di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, che organizza un laboratorio di tre giorni con il Maestro dal 6 al 9 aprile prossimi.
Se qualche lettore andrà e avrà voglia poi di raccontare, ci faccia sapere.




