Una vecchia espressione inglese, ormai diventata cliché, dice che un’immagine vale più di mille parole (Wikipedia spiega che l’origine del detto non è certa ma che risale comunque ai primi del ‘900). Ad ogni modo, al netto del processo cognitivo che c’è dietro all’elaborazione di uno stimolo visivo — completamente diverso rispetto a quello che il nostro cervello opera quando affronta un testo —, e posto che solo in alcuni casi si può effettivamente dare ragione al detto (perdonami la banalità ma se penso alla fotografia la prima immagine che mi viene in mente è quella, celeberrima, del ragazzo che sbarra la strada ai carri armati cinesi in piazza Tien An Men), l’importante è innanzitutto saperla leggere un’immagine.
Chi ha figli, o comunque chi si è trovato a condividere con qualche bambino un pezzettino di tempo e di spazio davanti a una fotografia — durante una mostra come su un libro — saprà che tante cose che un osservatore non del tutto digiuno d’arte e di comunicazione dà per scontato, per un bimbo o anche un ragazzino non lo sono affatto.
La contestualizzazione storica e geografica, la composizione, la distinzione tra uno scatto “rubato” e uno costruito, le citazioni, i simboli, il significato allegorico.
Senza nulla togliere all’interpretazione “candida e sincera” dei piccoli — che, anzi, talvolta sono capaci come pochi adulti sanno fare di scoprire forzature, manipolazioni e menzogne (il re è nudo!) — insegnare loro a leggere una fotografia, assistendo in tempo reale alla costruzione di un loro pensiero analitico e critico (cercando a propria volta, ma non è facile, di non indottrinarli con le proprie visioni) è un’attività complicata quanto appagante.
E Seeing Things, libro pubblicato da aperture e scritto dal grande e pluripremiato fotografo americano Joel Meyerowitz, potrebbe dimostrarsi come un grandissimo alleato nell’insegnare a guardare le fotografie.
Pensato per ragazzini dai nove ai dodici anni, in realtà il libro (che spero venga al più presto tradotto anche in italiano) può benissimo adattarsi anche a lettori più grandi. L’idea è semplice: il volume raccoglie decine di immagini di alcuni tra i grandi maestri della fotografia — come Henri Cartier-Bresson, Eugène Atget, William Eggleston, Walker Evans, Mary Ellen Mark, Helen Levitt — e per ciascuna di esse Meyerowitz fa notare dei dettagli, spiega il contesto, racconta l’approccio del fotografo, sottolinea le stranezze e, soprattutto, lancia degli input per pensarci su.