Nella memoria di almeno un paio di generazioni, tra cui la mia, sono incise due scene che hanno segnato profondamente l’immaginario comune per ciò che concerne l’umorismo più cinico. Una è tratta da Ecce Bombo, capolavoro assoluto di Nanni Moretti del 1978, ed è la scena del pallone bucato. L’altra è del 1988, il film è Caruso Pascoski di padre polacco, di e con Francesco Muti, ed è quella del bambino maleducato e rompicoglioni che si piglia una bella scarica di legnate.
Entrambe coinvolgono bambini molesti. Ed entrambe, in chi non è caduto anzitempo vittima del politicamente corretto, suscitano quella grande risata liberatoria che solo la soddisfazione di un desiderio solitamente represso — perché sconveniente, perché diseducativo, perché stigmatizzato dal comune sentire — sa generare.
Mettere in atto una vendetta sproporzionatamente perfida o addirittura prendere a mazzate un bambino particolarmente rompiscatole è uno dei più grandi desideri repressi — che si abbia o meno il desiderio di confessarlo a sé stessi o a qualcun altro — di ogni adulto dotato di buon senso (poi sì, certo, sarebbero i suoi genitori quelli da prendere a mazzate ma è proprio la scorrettezza infantile del gesto a renderlo praticamente un tabù e a necessitare del filtro messo a disposizione della finzione, in questo caso cinematografica, per riderci sopra).
Ovviamente la lista dei “vorrei ma non posso” è lunghissima, spesso multiforme e molto personale, eppure ci sono delle categorie generali che coinvolgono più o meno tutti, e vanno appunto dalla punizione all’autolesionismo — tipo un grande classico come infilare il dito tra le pale del ventilatore —, fino alla cattiveria gratuita e alla buffonata che diventa eccitante ed esilarante solo perché inappropriata e fuori contesto.
L’illustratrice Ola Szmida ha dedicato a questi “pensieri cattivi” un piccolo filmato d’animazione intitolato Unwanted Desires, di cui consiglio vivamente la visione.
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