Nel 1892 lo scrittore ed economista britannico William Hurrell Mallock diede alle stampe A Human Document, un romanzo in tre volumi che contribuì poco o nulla alla fama di un personaggio che all’epoca era già celebre per i suoi numerosi saggi conservatori e anti-socialisti e per quello che veniva considerato come il suo testo più importante The New Republic, una satira politica in forma di romanzo, uscita nel 1877, in piena età vittoriana.
Settantaquattro anni dopo la pubblicazione di A Human Document, un artista inglese ne trovò una copia in uno di quei negozi di mobili e oggetti usati. La pagò tre pence e se la portò a casa.
Era il 1966, un sabato mattina come tanti altri, e quell’artista si chiamava Tom Phillips, aveva ventinove anni, si era laureato un paio di anni prima, segnalato come uno dei giovani talenti da tenere d’occhio, era diventato da poco papà e aveva già avuto una mostra personale. Soprattutto, Phillips aveva appena iniziato ad insegnare in una scuola d’arte nel Suffolk, a Nord Est di Londra, poco lontano da Cambridge, e tra i suoi studenti ce n’era uno particolarmente promettente, Brian Eno1.

Tornato nel suo appartamento, Phillips aprì il libro a pagina 33, ne evidenziò alcuni passaggi e parole e disegnò un intrecciarsi di linee su tutto il resto del testo. Non lo fece così, tanto per fare. L’anno prima Phillips aveva letto sul Paris Review un’intervista al grande William Burroughs, allora cinquantenne, e ne rimase talmente colpito da decidere di utilizzare anche lui la tecnica del cut up resa celebre dallo scrittore americano, creando però una propria, personalissima variante.
L’idea era di prendere un romanzo praticamente sconosciuto e — come si direbbe oggi — “remixarlo” fino a tirarne fuori qualcosa di completamente diverso.
Utilizzando la stessa tecnica a partire dal titolo, Phillips chiamò il progetto A Humument (termine che non esiste, ricavato tagliando via parte di quello originale: A Human Document) e cominciò a selezionare parole o parti di esse da tutto il romanzo, disegnando, dipingendo, appiccicando altre immagini, talvolta bruciando il resto del testo e raccontando infine una storia completamente diversa da quella originale, la storia di un certo Bill Toge (il cui cognome deriva dalla parola “together”), che in qualche modo era già dentro al romanzo di Mallock, l’autore vittoriano, senza che nessuno, nemmeno lo stesso Mallock potesse accorgersene (e, viene da chiedersi, chissà quanti altri romanzi si nascondono dietro a quelli già pubblicati, capolavori o ciarpame che siano?).

A quella pagina 33, disegnata un sabato mattina del 1966, se ne unirono quindi altre centinaia, ciascuna diversa, e lo stesso Phillips continuò per decenni a modificare il libro, pubblicandone svariate versioni, tirandone fuori stampe e tavole originali da mettere in mostra, traendone perfino un’opera, Irma (la cui registrazione venne prodotta nel ’78 proprio da Brian Eno che, va detto, non fu granché soddisfatto del risultato).
Alla prima edizione di A Humument, pubblicata nel 1970 dalla Tetrad Press, una piccola casa editrice inglese attiva dalla fine degli anni ’60 al 1995, con una predilezione per le opere sperimentali e i libri che mettevano assieme letteratura e arti visive, se ne aggiunsero altre cinque, tutte per i tipi di Thames & Hudson, l’ultima delle quale è datata 2012.

Lo stesso anno il libro diventò anche un’app per iPad e iPhone. A differenza dell’originale, l’app permette di affiancare due pagine in maniera casuale e invita a usare A Humument alla stregua di un oracolo, con un meccanismo simile a quello dell’I Ching, cosa che Phillips avrebbe sempre voluto — «Poco dopo aver cominciato il libro, negli anni ’60, sognavo di usarlo come un oracolo e ci sono voluti quarant’anni perché la tecnologia lo rendesse possibile», ha dichiarato.
Nel frattempo Phillips viaggiò, dipinse, scrisse, insegnò ancora, intraprese progetti fotografici, sculture, installazioni, altri libri con la stessa tecnica usata per A Humument, curò mostre, diventò membro onorario di tutte le più importanti istituzioni artistiche del Regno Unito, fu nominato commendatore, collaborò coi Monthy Python, col regista Peter Greenaway e ovviamente anche col suo ex-studente biondino, Brian Eno, che fu per qualche tempo suo assistente, e per il quale Phillips realizzò la copertina di Another Green World (per quanto riguarda le copertine dei dischi lavorò anche coi King Crimson, gli Who e i Dark Star).

A quattro anni dall’ultima edizione Phillips, che oggi è quasi ottantenne, non si è ancora fermato. A ottobre è in uscita, sempre per Thames & Hudson, una nuova edizione di A Humument, che a quanto pare sarà l’ultima, quella definitiva, a cinquant’anni esatti dal momento in cui tutto è iniziato.
Il libro si può acquistare anche su Amazon.









