Un anno e mezzo fa uscì un video, questo, che nel giro di pochi giorni venne pubblicato un po’ ovunque, tra blog, quotidiani online e social network, e che ad oggi ha avuto oltre 28 milioni di visualizzazioni. Il video, realizzato in stop motion, mostrava un secolo di “bellezza femminile”, raccontata attraverso il trucco ma soprattutto attraverso le acconciature, scegliendone una in rappresentanza di ogni decennio, dal 1910 al 2010 — a quello si accompagnò poi un’intera serie di filmati, ciascuno focalizzato su culture e nazioni differenti (li trovi tutti qui).
Al netto delle differenze anche abissali che — pur andando per semplificazioni e stereotipi — esistono tra una donna bianca anglosassone e un’afroamericana, tra una coreana e una portoricana, il taglio di capelli, più ancora dell’abbigliamento, è un indizio fondamentale per risalire a un’epoca e datare con un margine d’approssimazione neanche troppo ampio un’immagine, sia essa una fotografia, un film e, se c’è un certo realismo, persino un quadro o un’illustrazione.
I capelli femminili, in questo, sono molto più rivelatori rispetto a quelli maschili, e ciascuno di noi, grazie all’enorme quantità di immagini che più o meno consapevolmente raccogliamo fin da bambini, pur senza alcuno studio di storia del costume alle spalle, sa riconoscere con una certa sicurezza un caschetto anni ’20 da uno anni ’70, una chioma selvaggia stile hippy da una disordinata e decadente d’ispirazione esistenzialista.
Riconoscere “a pelle” è però assai diverso che conoscere davvero, e a chi vuole conoscere è rivolto questo libro scritto e curato da Giulia Pivetta, che una ricercatrice che si occupa di tendenze e fenomeni sociali nel campo della moda, e illustrato da Matteo Guarnaccia, storico del costume, disegnatore e leggenda vivente nel panorama della psichedelia.
«Ciò che accade sulle aggraziate teste femminili registra tanto i momenti personali della vita di ogni donna quanto lo spirito del tempo», scrive Pivetta nella prefazione di Ladies’ Haircult, uscito lo scorso aprile per i tipi di 24 Ore Cultura.
Di “spiriti del tempo”, in questo volumone di 240 pagine, ce ne sono parecchi: divise in quattro sezioni — l’antefatto, la tradizione, l’artificio e fuori dagli schemi — le acconciature raccontano appunto le epoche, le mode e le sottoculture dagli anni ’20 agli anni ’80, partendo da tirabaci, flapper, tagli “alla maschietta” e arrivando a skinhead, afro, glam e punk.
Ogni capitolo, e relativa acconciatura, è contestualizzato da informazioni e storie, accompagnato da foto d’epoca, da una pagina “tecnica” su come realizzare il taglio e da una scheda illustrata dedicata ad accessori e aneddoti curiosi.
Per chi invece fosse interessato alla controparte maschile, a spostarsi dunque dal salone del parrucchiere a quello del barbiere, Pivetta e Guarnaccia hanno curato anche Barber Couture. Tagli, stili e accessori, pubblicato due anni fa sempre da 24 Ore Cultura.