Dai rituali sacri alla magia ancestrale, dal regno dell’Ade all’ermetismo e alla mistica, dal simbolismo esoterico alle streghe di MacBeth, dall’alchimia alla criptozoologia, dalla letteratura e l’architettura gotica all’arte romantica, dai costumi vittoriani al fantasy, dalle copertine delle riviste pulp ai fumetti, dai freak da circo al cinema horror, dal BDSM all’arte digitale e ai videogame: l’immaginario dark (per semplificare, e di molto, un universo in realtà molto più complesso) esiste dalla notte dei tempi, ha attraversato le epoche della storia umana alternativamente uscendo allo scoperto come cultura dominante o tornando nei meandri delle sottoculture, aggiornandosi di continuo, pur portandosi sempre dietro l’enorme e sempre più ricco apparato di storie, immagini, manufatti, simboli, segni e allegorie, miti e leggende — dopotutto la morte, il lato oscuro, l’abisso dentro e fuori di noi di cui si nutre tale immaginario è sempre lì, un passo davanti a noi, che inevitabilmente, infine, ci aspetta.
E se anche soltanto pensare di poterne raccontare, pure a livello unicamente iconografico, storia, origini ed evoluzione è un’impresa impossibile, cercare di fare il punto su quella che è la sua espressione contemporanea è compito già più affrontabile.
L’editore di Hong Kong Viction:ary, specializzato in pubblicazioni dedicate alla grafica, ci ha già provato qualche anno fa, nel 2010, con Dark Inspiration, un libro dedicato all’arte, al design e all’illustrazione riconducibili al grottesco e al fantasticamente oscuro.
Sei anni più tardi ecco il secondo volume, Dark Inspiration II: quasi trecento pagine che raccolgono il meglio dell’illustrazione, della fotografia, della scultura, del design, delle installazioni ispirate a questo tipo di immaginario, e a loro volta potenziali fonti di ispirazione per il dark che verrà.