Non essendo un gran esperto di “giardinaggio” non avevo idea che ci potessero essere tante tipologie di “potatura”.
Dopotutto nella mia vita non è che ne abbia poi viste molte, di “piante”. E la maggior parte erano lasciate come natura crea e vuole, così come piace a me, che non amo le barbe scolpite, le soppracciglia depilate, figuriamoci i “cespugli” sottoposti ad operazioni di “giardinaggio” eccessive e talvolta estreme.
(Sì, questo è un post pieno di virgolette).
Pussycut, libro uscito un anno fa ma di cui vengo in possesso soltanto ora, mi ha aperto gli occhi sulla questione.
Ingenuo come sono in fatto di “orticoltura” non avevo idea che potessero esistere tali e tanti modi di sfoltire, spuntare, sfrondare.
Conoscevo il classico cespuglio, quello sì, l’ho già detto. E pure il drastico taglio alla brasiliana, quello minimalista alla francese, la pista di atterraggio… La freccia e il cuore devo averli visti su qualche sito “burlone”. Ma che esistessero il bonsai, il calice di champagne, l’occhio di tigre, i baffi, addirittura V per Vendetta: ci sono rimasto, mi potrai capire.
Ad ogni modo, in questo libro illustrato dall’artista francese Caroline Selmes (della quale ora tutti si staranno chiedendo, me compreso: che tipo di “potatura” preferirà lei?), progettato da Vetro Editions e pubblicato da 24 Ore Cultura, il giardinaggio pub(bl)ico è spiegato davvero bene, con un’introduzione storica a cura di John Z. Komurki e ben 36 modalità di taglio, ciascuna accompagnata da una citazione… ficcante (si può dire “ficcante” in questo caso?), anche se devo ammettere che una frase di Madre Teresa di Calcutta, in un volume così, in qualche modo stona, addirittura nausea.
Ah, l’“albero” di copertina è in rilievo e peloso (chissà poi perché peloso? Le “piante” hanno i peli?).