Per ogni nord c’è sempre un sud, per ogni est, un ovest. Tutto è relativo, soprattutto le direzioni da prendere o da cui puoi arrivare. E quando pure i punti cardinali smettono di essere certezze allora il mondo intero “sbarella” (vedi il tema dell’alienazione che lega i racconti di A sud di nessun nord di Bukowski, o il celebre «Io sono pazzo solo quando spira il vento nord-nord-ovest. Con la brezza del sud so distinguere un airone da un falco» in cui Amleto rivela che la sua pazzia è solo una finzione1).
Sui punti cardinali e sulla loro relatività, soprattutto culturale, è focalizzato il lavoro di una nuova rivista indipendente canadese dedicata ai viaggi, Hayo, nata prima come piattaforma online e recentemente passata anche alla carta, con due numeri pubblicati pieni di reportage, interviste ed editoriali fotografici.
Il primo, che tratta il concetto di Sud, dimostra perfettamente quale sia lo spirito di questa pubblicazione: sud può essere l’Antartide ma anche il Messico, se visto da una cittadina californiana di confine; sud può essere Buenos Aires e la sua street art; sud come il Sud Africa e la battaglia di una compagnia di danza contro l’omofobia. E ancora: Giappone, Turchia, Italia, Australia…
A ciascuno il proprio sud, verrebbe da dire.
E questo vale anche per gli altri tre punti cardinali. Il secondo numero, uscito di recente, è tutto sull’Est (non ho idea se le uscite saranno in totale quattro e, in caso contrario, che tipo di scelta faranno dal quinto numero in poi).
Est come le rovine di Petra, in Giordania; Est come la ricerca delle proprie radici da parte di una canadese di origine italiana; Est come i Bajau del Borneo, soprannominati i “nomadi del mare”; o un Est vicinissimo, come può essere semplicemente ciò che c’è nella periferia orientale di alcune grandi città.