(courtesy: Florence Parfum)

Il profumiere Sileno Cheloni si racconta, parlando di sostanze preziose, odorose, magiche

Quando Francesca Ferraiuolo ideatrice di Smell Festival ha contattato Sileno Cheloni per chiedergli di partecipare alla VII edizione a tema Magiae Naturalis, lui si è detto subito entusiasta anche perché ha appena dato alla luce una fragranza che si chiama proprio Magia.
E devo dire che chiunque lo abbia anche solo sentito parlare per un’ora, come me, non può negare che Sileno abbia in sé qualcosa, se non proprio di magico, certamente di misterioso…

Oggi però non parlerò delle sue fragranze, per quelle l’invito è di andare a scoprirle nel suo laboratorio fiorentino AquaFlor.
Ciò che si racconta oggi è la sua avvincente storia. Un racconto fatto in prima persona da Sileno, che io ho registrato, durante le giornate bolognesi dello Smell Festival dove lo ho incontrato.

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(courtesy: Florence Parfum)
(courtesy: Florence Parfum)

Io sono arrivato a fare questo lavoro mentre stavo cercando un’altra cosa, stavo facendo una ricerca, sotto la guida di un importante maestro Sufi, il quale ad un certo punto mi invitò ad andare alla sua moschea (nella parte Turca di Cipro).

Andai convinto di fare una piccola ricerca, affascinato da Battiato e dalle sue canzoni, da questo mondo spirituale. Insomma, sono partito mosso da curiosità e sono stato travolto dagli odori, dai profumi. Era un posto profumatissimo e fu il primo segno di risveglio di una passione che probabilmente era dentro di me da anni.

Vi assicuro che non era per nulla facile essere lì; ad un certo punto mi venne incontro una persona e trascorsi dei giorni con lui, era un profumiere che si occupa di profumi naturali. Iniziò così un importante rapporto, fatto di racconti, consigli, scambi.

Quando arrivi da un maestro Sufi, e forse da qualsiasi maestro, la prima cosa che fanno, per consentirti di entrare nella cerchia degli eletti, è darti un nome. Non puoi tenere il tuo nome, ne prendi uno nuovo che ti indica dove devi arrivare, qual è il tuo obiettivo. Così mi chiamarono Alauddin. Io subito pensai ad Aladino, alla lampada magica, alla realizzazione dei desideri…
Comunque, usavo quel nome solo con gli adepti, non in pianta stabile nella vita, però mi piaceva.

(courtesy: Florence Parfum)
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Quando da Cipro tornai in Italia, continuai a frequentare il profumiere sia di persona (facevamo dei viaggi insieme) sia per corrispondenza, e lui iniziò a darmi le prime indicazioni e direttive sul mondo dei profumi, un mondo che a me fino a quel momento era del tutto sconosciuto. Io all’epoca mi occupavo di fotografia e interior design, insomma cose molto diverse rispetto alla profumeria.

Quando composi il primo profumo e lo annusai, mi resi conto che era finito. Nel lavoro precedente invece ero abituato a dover pensare a lungo e poi ancora a fare lunghi gesti fisici (ad esempio dipingendo grandi pareti), organizzare… Uno sforzo del corpo nel lavoro.
Qui invece avevo fatto qualcosa di estremamente immateriale, intriso da una sorta di leggerezza. E questa leggerezza mi ha fatto innamorare di questo lavoro.
Ed era però dura, avevo trovato un amico-guida che mi aveva introdotto nel mondo degli oli essenziali, ma da lì a fare quello che faccio oggi, la strada era lunga dal punto di vista alchemico, di trasformazione della mia realtà personale e professionale.

Sull’altare di questa passione ci sono stati sacrifici importanti, sia personali che professionali, ma quando uno sente la “chiamata” non può agire diversamente. E per “chiamata”, intendo una chiamata dal profondo di te stesso, non esterna o dall’alto, una sorta di energia che diventa capacità di trasformare la realtà.

(courtesy: Florence Parfum)
(courtesy: Florence Parfum)

Ben presto mi resi conto che nelle fragranze ci vanno anche le molecole sintetiche, così feci ricerche online e trovai l’IFF, azienda che vende le molecole. Ad un certo punto trovai anche il numero di telefono dell’importatore italiano di IFF. Mi servivano molecole per poter fare quel profumo che non riuscivo a realizzare, perché con i naturali si possono fare alcune cose, ma non altre. Mi rispose colui che oggi è diventato il mio migliore amico, Nicola Bianchi, e da lì nacque l’aggancio tra la magia e la realtà. Lui mi insegnò come accedere a certe formule, a certe materie prime, che per me erano ignote, in un rapporto che non era più commerciale, fondato sullo scambio economico, ma sulla passione.

Il profumo alla fine ti spoglia di tutto quello che è il contorno e ti porta di nuovo a chi sei tu.
È la prima volta che racconto questa cosa in pubblico. Tenete presente che il mio maestro era riconosciuto in tutto il mondo come un importantissima autorità spirituale, perfino dal Papa, che quando si è recato a Cipro gli ha fatto visita per farsi benedire. Una figura spirituale di altissimo profilo nel mondo esoterico.

(courtesy: Florence Parfum)
(courtesy: Florence Parfum)

Sta nelle regole di una comunità Tarica Sufi di questo livello, che quando un iniziato vuole fare un lavoro debba chiedere il permesso al maestro. Io ero già a vendere profumi da Harrods, a Londra (prima di dar vita ad AquaFlor), e ancora non avevo chiesto nessun permesso per fare il profumiere. Così decisi di partire e andare dal maestro a chiedere. Chiesi udienza, aspettai giorni per poterlo incontrare. Quando mi ricevette, io chiesi, e lui, dopo un lungo momento di silenzio, si alzò in piedi con il bastone proteso verso di me e mi rispose: «hai il mio permesso e anche la mia ispirazione».
Quello per me fu un momento molto forte.

Solo dopo capii che Allaudin, il nome che mi era stato dato appena entrato, era il nome di Alauddin Al-Attar un mistico Sufi vissuto nel 1500 circa e che il nome vuol dire Allaudin il Profumiere.
Questa fu per me la chiusura del cerchio e, fondamentalmente, quello che oggi porto avanti nel mio lavoro è la responsabilità di questa ispirazione.

Qualcuno mi chiede come si fa quindi a trovare l’ispirazione, specie in quelle mattine in cui ti girano un po’, visto che non sono né un illuminato né un maestro. Vi assicuro che ci sono anche per me.
Io ho un metodo: apro i profumi, gli oli essenziali. Solo facendolo, solo annusandoli, mi passa il giramento di scatole. Questo mi avvicina all’ispirazione.

(courtesy: Florence Parfum)
(courtesy: Florence Parfum)

L’altra cosa fondamentale sono le persone. Sia per i profumi su misura che per gli altri, io faccio profumi perché siano indossati dalla persone, non li faccio perché ci “stra-guadagno”, ma perché è una prova, una disciplina giornaliera, mettersi in contatto con una persona e riuscire a conoscerla, interpretarla, a mettere insieme delle cose, in modo che torni.

Il profumo lo faccio io ma non deve piacere a me, quanto piuttosto alla persona per cui lo faccio, quindi c’è una sorta di svuotamento da parte mia ed un avvicinarsi all’altra persona.
Fare cose che normalmente non faresti, per cui l’altra persona diventa la fonte della tua ispirazione. È un dare e un avere.
Avete presente nella danza Sufi, quando si gira, una mano è protesa verso il cielo e una verso la terra, con una mano dai, con una prendi? In questo modo l’energia gira, circola!

Se venite da AquaFlor non venite in una profumeria ma venite a fare un’esperienza non mi importa molto se comprate o meno, quello che mi interessa è che che vi godiate un’esperienza: 1000 mq di laboratorio, negozio, cantine oscure in un palazzo bellissimo palazzo rinascimentale.

Fino ad ora siamo stati un po’ sottotraccia, ci siamo concentrati sul nostro prodotto, il profumo, e per esempio solo quest’anno abbiamo fatto realizzare una nostra bottiglia, perché per noi la priorità era un’altra, la priorità era creare AcquaFlor, dare vita ad un’esperienza da condividere. Poi magari con questa bottiglia riesco a vendere anche in bellissime profumerie, tipo Sacro Cuore a Bologna (che è una delle più belle profumerie d’Italia), per cui serve anche avere il “vestito” giusto, come per andare ad una cerimonia ti metti bello e non vai con le ciabatte.

(courtesy: Florence Parfum)
(courtesy: Florence Parfum)

La mia collezione spazia dalla profumeria francese alla profumeria araba e nord africana, e anche più orientale se vogliamo.
Tenete presente che è la profumeria francese — prendete per esempio Chanel con Chanel n.5 — a portare quello che era qualcosa di molto spirituale nel mondo della moda e lo fa diventare estetica, unisce il mondo della profumeria al mondo della moda.

È lì il grande successo della profumeria francese ed è lì che la profumeria francese è imbattibile: ha creato un’estetica del profumo. Spruzzarsi un profumo francese regala una sensazione di morbidezza e di confortevolezza, come quando si indossa un abito elegante.
Questo è stato il grande gesto della profumeria francese, quello a cui vorrei arrivare io, ma visto che siamo italiani e stiamo nel mezzo preciso tra l’oriente, il nord Africa e la Francia, vorrei unire questi elementi. Cioè prendere ispirazione anche da oriente, ma poi indossare un “vestito” a cui sono abituato, che sento mio.

Se vai al Cairo e compri un’ambra, lì per lì ti piace molto, la metti pure ma poi torni in città, finita la vacanza, e non la senti più tua.
Così come se compri vestiti etnici in vacanza, poi è difficile che ci vai in giro nelle strade delle nostre città, è più facile che li conservi nell’armadio, come suggestioni, ricordi del viaggio, ma qui indossi la giacca o il vestito di foggia occidentale.

(courtesy: Florence Parfum)
(courtesy: Florence Parfum)

Cerco di essere italiano in tutto questo, perché mi piace la moda, mi piace il design e poi anche la grande tradizione toscana.
Tenete presente una cosa: la profumeria fiorentina è una profumeria che ha una antichissima tradizione. Nasce ancora prima del Rinascimento con funzioni curative.

I Medici curavano i loro ammalati con una maschera a forma di becco, che aveva dei fori in cui veniva messo un panno profumato che serviva anche, almeno secondo loro, a tenere lontano i germi. E, compresa Caterina, portavano con sé tessuti profumati come antidoto per prevenire contagi.
Non solo: Francesco I dei Medici, noto alchimista, sotto gli Uffizi aveva i laboratori e faceva ricerche sull’elisir di lunga vita. Quella formula, che certo non servì per allungargli la vita, ancora oggi viene usata in profumeria. E fu Caterina dei Medici, quando andò in Francia, a lanciare lì la moda di profumarsi. Portava i guanti profumati di pelle e quando i francesi le facevano il baciamano sentivano che emanava piacevoli odori—lei lo faceva, come detto, per proteggersi dal contagio, ma i francesi ne fecero una moda.

E poi non dimentichiamo che la vocazione profumiera di Firenze è tutt’ora espressa grazie Villoresi, all’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella, a Dr Vranjes, a Bois, e mille altre cose ancora… Oltre che ovviamente a me.
Ed è per questo che vi invito a venire a scoprire una Firenze ignota a molti, una Firenze da ammirare non attraverso gli occhi o assaporare e sorseggiare con la gola, ma una Firenze che si racconterà attraverso naso.

Sileno Cheloni

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