Trovare lo straordinario nell’ordinario dev’essere tra i “valori aziendali” della KesselsKramer, agenzia creativa di Amsterdam tra le più interessanti a livello mondiale. Oltre all’attività svolta per i loro tanti clienti, infatti, chi lavora lì porta avanti tutta una serie di progetti paralleli che spesso finiscono nel catalogo di pubblicazioni della stessa agenzia, pubblicazioni legate da una costante ricerca dello straniamento attraverso l’assoluta normalità (vedere per credere: c’è ad esempio un’intera collana intitolata Useful Photography, dove vengono raccolte immagini pescate in rete, sui libri, talvolta prodotte ad hoc, seguendo un tema sempre differente: dalle divise militari ai manuali di fotografia, da un pene che si fa i selfie—ebbene sì—ai vincitori di premi assurdi).
Su questo solco, quello del rivoltare come un calzino la banalità trasformandola in meraviglia, si sviluppa anche Ordinary Magazine, un nuovissimo trimestrale fondato da ben due KesselsKrameriani—Max Siedentopf e Tialda Lublink—insieme al designer Yuki Kappes.
Il primo numero, dedicato alle posate, sposa l’estetica delle fanzine e piazza in copertina un set di forchetta coltello cucchiaio di plastica, quelle da campeggio, da merenda di fine anno scolastico, da serata in cui non hai voglia di lavare i piatti. Posate che diventano il filo rosso e il soggetto delle foto (sì perché ufficialmente Ordinary è una rivista di fotografia) scattate da più di 20 artisti che hanno partecipato a questa prima uscita.
Il concetto è proprio questo: spedire agli artisti un oggetto, uguale per tutti, e vedere cos’è che ne esce fuori.
E il risultato, a mio avviso, è stra-ordinario.