Non sei più tu ad alzarti e preparare la casa al “risveglio” ma è la stanza ad occuparsi di tutto: quando arriva il momento le finestre fanno entrare la luce, mentre il mondo, di fuori, è già in pieno fermento, e probabilmente non ha mai smesso neanche durante la notte, mentre macchine e robot si prendono cura di tutto, dalla colazione alle pulizie, dai trasporti alle consegne, fino alla selezione degli abiti che indosserai durante la giornata, prima che uno specchio ti dia le notizie, analizzi il tuo stato di salute e fissi un appuntamento dal medico, che ovviamente è a sua volta un apparecchio hardware/software che fa la sua diagnosi con una serie di scanner e ti dispensa i farmaci giusti.
«Le macchine potrebbero prendersi il 50% degli impieghi [oggi svolti da uomini e donne] nei prossimi trent’anni», sostiene Moshe Vardi, professore di scienze informatiche alla Rice University di Houston, Texas. E proprio da questa “profezia”—spaventosa, a pensarci oggi, ma quando quaranta o cinquant’anni fa si sosteneva che le macchine ci avrebbero sostituito la visione era di tutt’altro tipo: l’uomo non avrà più bisogno di lavorare, leggevamo, felici e ottimisti, nelle riviste.
Da questa profezia, dicevo, nasce questa splendida animazione realizzata dallo studio creativo inglese Moth Collective e commissionata dal Guardian.
La protagonista, Alice, è l’ultima persona sulla terra ad avere un lavoro…