Per secoli hanno allietato le giornate dei giapponesi, prima quelle delle corti e delle famiglie più importanti—che ne custodivano gelosamente preziose collezioni, commissionate ai migliori artisti in circolazione—poi, grazie alla diffusione della xilografia e ai costi di stampa sempre più bassi, diffondendosi a tutte le classi sociali, dalle prostitute che li appendevano alle pareti per eccitare i clienti fino agli uomini e alle donne sole in cerca di brividi autoerotici nell’ammirare quei peni e quelle vagine fuori misura.
Le stampe erotiche Shunga, già fonte d’ispirazione per gli impressionisti e imprescindibili “antenate” di tutta la produzione Hentai contemporanea, sono anche il punto di partenza dal quale il fumettista e illustratore australiano Matthew Martin (che puoi seguire anche su Instagram: @m.mcartoons) ha preso il “la” per lavorare su una serie di opere in cui l’erotismo originario è stato virato in chiave pop, sostituendo gli attributi sessuali dei protagonisti con tutta una serie di oggetti, volti e scene che vanno dal verme appeso all’amo alla faccia di Groucho Marx.
L’idea, stando a quanto racconta Martin, è nata dopo aver realizzato le insegne per i bagni di un prestigioso ristorante giapponese di Sydney. Nello scervellarsi su cosa dipingere, l’artista è andato a ripescare tutta una serie di vecchie stampe Shunga e nella sua testa ha cominciato a concepire il progetto, che è poi diventato anche un libro, pubblicato in formato leporello dalla casa editrice americana Blue Rider Press e acquistabile online.
(Per la cronaca: Martin ha poi dipinto sulle porte dei bagni del ristorante una farfalla—per le signore—e un gallo—per i signori)












