Noi viviamo in mezzo alle macchine, esse ci aiutano a fare ogni cosa, a lavorare e a svagarsi. Ma cosa sappiamo noi dei loro umori, della loro natura, dei loro difetti animali, se non attraverso cognizioni tecniche, aride e pedanti?
Le macchine si moltiplicano più rapidamente degli uomini, quasi come gli insetti più prolifici; già ci costringono ad occuparci di loro, a perdere molto tempo per le loro cure, ci hanno viziati, dobbiamo tenerle pulite, dar loro da mangiare e da riposare, visitarle continuamente, non far loro mai mancar nulla.
Fra pochi anni saremo i loro piccoli schiavi.
Gli artisti sono i soli che possono salvare l’umanità da questo pericolo. Gli artisti devono interessarsi delle macchine, abbandonare i romantici pennelli, la polverosa tavolozza, la tela e il telaio; devono cominciare a conoscere l’anatomia meccanica, il linguaggio meccanico, capire la natura delle macchine, distrarle facendole funzionare in modo irregolare, creare opere d’arte con le stesse macchine, con i loro stessi mezzi.
Non più colori a olio ma fiamma ossidrica, reagenti chimici, cromature, ruggine, colorazioni anodiche, alterazioni termiche.
Non più tela e telaio ma metalli, materie plastiche, gomme e resine sintetiche.
Forme, colori, movimenti, rumori del mondo meccanico non più visti dal di fuori e rifatti a freddo, ma composti armonicamente.
La macchina di oggi è un mostro!
La macchina deve diventare un’opera d’arte!
Noi scopriremo l’arte delle macchine!“Manifesto del macchinismo”, Bruno Munari, 1952
L’arte cinetica affonda le sue radici nelle avanguardie storiche del Novecento—su tutte il futurismo—ma la vera “esplosione” arrivò con gli anni ’50 e ’60, quelli del boom economico e della presenza sempre più pervasiva delle macchine all’interno della vita quotidiana della società occidentale.
Non a caso il succitato manifesto di Munari è del ’52 ma il grande artista milanese aveva già iniziato negli anni ’30 a progettare e realizzare le sue Macchine Inutili.
Oggi, mentre tecnologie come il taglio laser e la stampa 3D, ormai praticamente a portata di tutti, stanno rivoluzionando il mondo della produzione su piccola scala, le parole di Munari rimangono più attuali che mai. E gli artisti continuano a rimanere “i soli che possono salvare l’umanità” dal pericolo di diventare schiavi delle macchine.
La dimostrazione arriva da questa piccola mostra, “futuristicamente” intitolata Cinetica Zagnoli Elettrica e curata da Pietro Corraini presso la Libreria 121+ di Milano, che vede come protagonisti due mondi apparentemente diversi e lontanissimi tra loro, da una parte l’immaginario di Olimpia Zagnoli, l’illustratrice italiana forse più conosciuta—attualmente—a livello mondiale, e dall’altra i cosiddetti “maker” del FabLab, che hanno realizzato i progetti di Olimpia per realizzare una serie di sculture mobili.
Tutti gli oggetti in esposizione sono pezzi unici, tranne l’Uslein elettrico, realizzato in edizione limitata e in vendita durante l’evento.
Olimpia Zagnoli in #MakersVsIllustrators
QUANDO: 1° dicembre 2015 | 19,00
DOVE: Libreria 121+ | via Savona 17/5, Milano
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(foto: Corraini)