dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane (foto: Frizzifrizzi)

BBB15 | Inferno domestico: intervista a Hurricane Ivan

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Un appartamento privato, un grande ingresso e una cucina in cui si chiacchiera e si beve vino, musica anni ’50 che arriva dal salotto, un lungo corridoio, una porta aperta, in fondo.
Lo scenario è quello rassicurante di una casa accogliente e per questo il solco scavato dalla mostra di Ivan “Hurricane” Manuppelli con la sua mostra Inferno Domestico, ospitata negli spazi di Nosadella.Due durante le intense giornate del BilBObul, è ancora più profondo.

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dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane (foto: Frizzifrizzi)
dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane
(foto: Frizzifrizzi)

Perché una mostra sulla casa?

Io volevo fare una mostra sull’ansia domestica. A me la casa è un’entità che ha sempre messo l’angoscia, innanzitutto perché è qualcosa che non posso permettermi, ho sempre delle soluzioni di ripiego. E poi in realtà questo è un problema che hanno quasi tutti quelli che conosco: si vive in una specie di non-luogo che è appunto la casa in affitto assieme ad altri—queste convivenze improbabili. O si adottano soluzioni ancora più estreme, tipo dormire in studio, come faccio io.
In situazioni del genere il concetto di casa, vista come guscio protettivo, viene a mancare.

Guscio protettivo ma anche claustrofobico.

Nello specifico io ho proprio un problema con lo stare chiuso per tanto tempo in uno spazio casalingo. Infatti i miei fumetti li disegno perlopiù in giro, pure nei fast-food.
E poi ci tenevo a fare una mostra che prendesse quest’ansia come tema principale, e che lo raccontasse però all’interno di un’appartamento vero, con tutta una serie di situazioni tipicamente domestiche e con uno stile tipo “casa da vecchi”, difatti…

dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane (foto: Frizzifrizzi)
dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane
(foto: Frizzifrizzi)

[Ivan mi indica, ridendo, due signore anziane sedute su un divano a pochi metri da noi, tanto a loro agio da sembrare figuranti, parte dell’installazione, in realtà vecchiette autentiche, una delle quali, più tardi, verrà da me scambiandomi per un giornalista e raccontandomi di varie vicissitudini legali e degli enormi problemi connessi alle energie elettromagnetiche e alla distruzione delle pareti delle cellule]

La serie principale è fatta di 10 pezzi, con la reinterpretazione delle dieci piaghe d’Egitto ma in chiave domestica, tipo la morte del primogenito, con la madre inquietante che fa uscire dalla tv i Teletubbies e quelli vanno a prendere il bambino.

Quando hai cominciato a lavorarci?
Durante l’estate, con un caldo pazzesco, in totale alienazione. Per me è un po’ una chiusura di un capitolo: ora sto lavorando anche per Linus e faccio cose molto più pulite.

dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane (foto: Frizzifrizzi)
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(foto: Frizzifrizzi)
dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane (foto: Frizzifrizzi)
dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane
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[Mentre Ivan mi parla della sua estate allucinante, dalla radio arriva un pezzo hawaiano, che sembra uscire da un episodio di Sponge Bob: «uso sempre questa musica nelle mie mostre», mi spiega, «per creare del disagio»] Qual è il primo pezzo che hai fatto?

“La morìa del bestiame”, dove ci sono questi animali domestici, il cane e il gatto, che giocano alla roulette russa, e tutti gli altri animali, che sono in sostanza quelli che tieni nel freezer, intanto scommettono.

Non ci sono solo illustrazioni.

No, infatti. Mi interessava fare una mostra che non fosse solo di illustrazione ma più “performativa”.
Oltre alle 10 piaghe c’è una serigrafia, realizzata da Romeo Steiner di Perpetua Edizioni, in cui ho ridisegnato le istruzioni di una casa delle bambole.
Poi c’è la mappa della casa, ridisegnata anche quella. E lo zerbino, disponibile anche in versione stagista.

[Usciamo dal salotto e percorriamo il corridoio]

Quaggiù c’è la vera stanza del disagio, la camera da letto, quasi buia, illuminata solo da un’abat-jour sul comodino e dalla vecchia tv, che in realtà è un “cronovisore”.

Cioè?

È ispirato a una leggenda metropolitana che sostiene che i frati abbiano un apparecchio, tipo televisione, in grado di vedere il passato. Io ho pensato di mostrare il limbo in cui stiamo vivendo ora, simboleggiato da un feto vecchio: l’Italia adesso è così.
Ho anche fatto la guida tv, dove ovviamente dentro c’è sempre lo stesso programma.

Il libro che c’è sul comodino è vero?

È solo un vecchio libro a cui ho rifatto la copertina. Ora si intitola “Lexotan bedtime stories”.

dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane (foto: Frizzifrizzi)
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(foto: Frizzifrizzi)
dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane (foto: Frizzifrizzi)
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dalla mostra ”Inferno Domestico”, di Hurricane
(foto: Frizzifrizzi)
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