“Per molti la Riviera romagnola è sinonimo di discoteche tamarre e divertimento popolare a basso prezzo, di pensioni con i vecchi, di balere con la musica di Raoul Casadei a repeat e la sabbia nelle mutande fino a sera. Per me, invece, è il luogo dove ogni estate, dal 1987 al 1997, per una settimana soltanto, avevo l’occasione di allontanarmi da Napoli. In villeggiatura con la mia famiglia andavamo a Riccione, meta preferita di molti meridionali e non solo, che evadevano dalla loro routine e dal loro mare, sicuramente più bello ma troppo vicino a casa”
Non capita spesso che durante una mostra ci sia addirittura la fila per andarsi a leggere il foglietto con le “spiegazioni”. Ma di domande te ne fai tante se conosci l’artista, Cristina Portolano, conosci il suo stile e sai che è napoletana.
«Perché diavolo ha fatto una serie di illustrazioni sulla Romagna? Perché diavolo lei, dallo splendido Tirreno, veniva in vacanza in quel carnaio che erano e sono le spiagge dell’Adriatico?», ti chiedi, mi sono chiesto, un po’ tutti si sono chiesti l’altra sera, a Bologna, cercando un angolino d’aria e cercando soprattutto il suddetto foglio dentro al B&B/studio creativo/galleria d’arte La Casetta dell’Artista, per l’affollatissima inaugurazione di Romagna Carioca, la mostra (visitabile, su appuntamento, fino al 25 novembre; per prendere appuntamento: [email protected]) che Cristina ha presentato durante le giornate pre-festival del BilBOlbul.

(foto: Frizzifrizzi)
È una sensazione straniante quella di trovarsi di fronte a un mondo a te tanto familiare (da bambino facevo più o meno il percorso inverso rispetto a quello di Cristina e della sua famiglia)—in questo caso l’attrezzatissimo e artificioso lungomare della riviera adriatica—visto però da un’angolazione differente, esotica, soprattutto quando c’è di mezzo un’artista che ha l’invidiabile capacità di avvolgerti dentro a un’atmosfera utilizzando pochi, semplici elementi: le “inquadrature”, i colori, le espressioni e le posture dei personaggi.
Ma quello di Romagna Carioca (come i colori, che erano anche a disposizione del pubblico—grandi e piccini—in un angolino della casa, per rifare a mo’ di coloring book le tavole esposte) è anche un viaggio nella memoria: «la mia Riviera non è il mare con le sue mucillagini ma è il cloro dell’Aquafan», scrive Cristina, piazzando nelle illustrazioni tutta una serie di elementi che ti catapultano indietro nel tempo. Gli onnipresenti aerei che passavano sopra alle spiagge con messaggi pubblicitari o d’amore, la pubblicità del Maxibon, le vecchie macchine fotografiche analogiche compatte…
E, inevitabile, scatta il confronto con gli anni che passano: «adesso appena posso, visto che è a soltanto un’ora e mezza di treno [l’artista abita a Bologna da 10 anni, ndr], vado a Riccione, a Cesenatico o a Igea Marina. Tornando in quei luoghi dove sono stata piccola e felice faccio i conti con il presente».

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

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(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

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