Monobi AM Racer, FW 2015/16

Coraggio, tessuti all’avanguardia, lavorazioni ultrasoniche e Made in Italy: di cosa parliamo quando parliamo di Monobi

L’osservatore attento avrà notato che negli ultimi anni, nel mondo della moda Made in Italy, c’è stata tutta una serie di frenetici sommovimenti da quelle che finora sono state considerate come “retrovie”.

Lontane dai riflettori dei media e dall’attenzione del pubblico, aziende che hanno costruito il loro mercato e la loro reputazione sull’eccellenza—parlo di tutti quei produttori e terzisti per i quali “Made in Italy” non è solo un’etichetta da appiccicare a un prodotto ma una realtà quotidiana fatta di esperienza, sudore, know how e innovazione—hanno dovuto cominciare a lottare e a reinventarsi per non soccombere alle crescenti politiche di delocalizzazione da parte di molte firme.

È da lì, è da quel microcosmo in pieno fermento fatto di realtà coraggiose che hanno deciso di “scavalcare la trincea”, che arrivano le storie più interessanti. Storie che nascono dalle fabbriche e dai laboratori e che solo dopo arrivano agli uffici degli strateghi del marketing e della comunicazione (non viceversa).

Monobi I.Coat Pro, FW 2015/16
Monobi I.Coat Pro, FW 2015/16

Una di queste storie è quella di Monobi, e Giovanni Santi, il fondatore, ha cominciato a scriverla poco più di un anno fa, arrivando a conquistare, coi suoi capispalla ultra-tecnologici e allo stesso tempo assolutamente artigianali, l’attenzione delle maggiori testate internazionali e a costruire rapporti di fiducia con alcuni dei più prestigiosi rivenditori del mondo.

Dietro a un successo del genere c’è però quasi un quarto di secolo d’eccellenza, quello di un’azienda tessile come Beste, che da 24 anni, a Prato, produce per brand di altissimo livello, e che con Monobi si è lanciata nella scommessa (vincendola alla grande) di affrontare il mercato con un proprio marchio.

Monobi parla a quella particolare fetta di pubblico maschile che cerca l’equilibrio perfetto tra lavoro e tempo libero, città e paesaggi incontaminati, apparenza e sostanza—50 e 50, mescolato non shakerato—e gioca (tra l’altro con prezzi altamente competitivi rispetto ai prodotti di lusso, merito di una filiera corta e di un’etica, al contrario, di dimensioni extralarge) in una nicchia in cui ci si dà battaglia a colpi di qualità e innovazione tecnologica.

Monobi Townshend AP, FW 2015/16 (dettaglio tessuto)
Monobi Townshend AP, FW 2015/16 (dettaglio tessuto)

Parolone, “innovazione tecnologica”, spesso usato a sproposito. Ma non è questo il caso visto che—se prima accennavo al battagliare—l’arsenale del marchio è composto da tessuti all’avanguardia e lavorazioni che sembrano uscite da un laboratorio della Nasa: parliamo di incisioni e tagli al laser, saldature termiche e lavorazioni ultrasoniche—non ti pare già di (non)sentire—sono ultrasuoni, dopotutto—il futuro che ti fischia nelle orecchie?

Nel frattempo, per rimanere “hic et nunc”, ecco la collezione per l’autunno/inverno 2015/16, che è già qua, e con capospalla così potrai farne ciò che vuoi.

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