Premessa doverosa. Io una sirena non l’ho mai vista e nonostante quel che si dica dei produttori di tonno in scatola e del cibo che ti rifilano nei ristoranti ikea – mica mi fido, io, dei qualunquisti che “tanto ‘sti scandinavi son tutti uguali” – credo di non averla mai assaggiata, neppure durante il boom che ci fu negli anni ottanta e nei primi Novanta.
Non avendola mai mangiata (almeno consapevolmente), una sirena, non so che sapore abbia. Immagino simile a un piatto mari&monti ma non ho alcuna certezza in merito quindi lungi da me fare il saputello e consigliare metodi di cottura, tradizioni casalinghe (“mia nonna la sirena se la faceva pulire dal pescivendolo poi radere dal parrucchiere e la farciva con patate, cipolle rosse di tropea, aglio, prezzemolo…”), varianti regionali, intingoli, salsine, vini da abbinare […]
Rimanendo in tema zoologico, ho deciso di fare il “pavone”, pubblicando qui l’incipit al mio racconto sulle Sirene uscito sull’ultimo numero di Dispensa, il primo magazine indipendente italiano a trattare l’enogastronomia a partire dalla cultura, invece che dalle ricette, dai piatti, dagli chef o dalle recensioni ai ristoranti.
Martina Liverani, che di Dispensa è fondatrice e direttore, mi ha scritto quest’estate mandandomi le splendide foto fatte Margherita Cristallo alla Mermade Parade di Coney Island, NY, spiegandomi che il tema del nuovo numero sarebbe stato il “freak”.
«Tu non puoi proprio mancare!», ha esclamato (e mentre sorridevo immaginavo pure lei sorridente che a sua volta immaginava me sorridente e così via, in un tourbillon di pensieri dentro ai pensieri che poi mi ha tenuto occupato per tutto un pomeriggio agostano, prima di spaparanzarmi su una sdraio da spiaggia di Riccione in mezzo al giardino di casa dei miei, cominciando a scrivere e tuffando di tanto in tanto i neuroni dentro alla piscinetta gonfiabile di mia figlia).

la foto di copertina è di Lea Anouchinsky
Quello sulle Sirene è il pezzo che mi sono divertito in assoluto di più a scrivere per il magazine. E dev’essere andata così anche per tutte le altre “penne” che hanno contribuito a rendere il quarto numero di Dispensa il mio preferito, almeno finora, perché si vede che quella matrioska di sorrisi creata da Martina è stata contagiosa ed è riuscita a pervadere di leggerezza, ironia e sognante surrealtà ogni singola pagina, dalla guida sugli Instant Noodles alla storia del cacciatore di whisky, dall’uomo che fabbrica coltelli coi pezzi di cometa ai pescatori di San Benedetto del Tronto.
Perché questa quarta uscita di Dispensa—che puoi acquistare online o in uno dei vari punti vendita sparsi per la penisola—è «un’ode alle anomalie, agli eccentrici, agli stravaganti, ai freak, a chi osa, chi sbaglia, chi se ne frega delle regole, chi vive la sua personale realtà». Parola del direttore. Che come me non ha mai mangiato un Sirena ma che in caso se ne trovasse una davanti probabilmente non ci penserebbe due volte.




