“Chi bella vuole apparire un po’ deve soffrire”: alla sottoscritta era ripetuto come mantra, quando ormai adolescente mi lamentavo mentre qualcuno tentava di districare i miei foltissimi capelli ricci, ma credo se lo siano sentite ripetere milioni di donne, in tutte culture, in tutte le epoche.
Senza arrivare ad esempi estremi come le aberranti mutilazioni sui piedi delle donne cinesi (affinché restassero piccoli) o gli anelli concentrici per allungare il collo delle donne-giraffa, le esigenze di “bellezza” hanno costretto nei secoli un numero inimmaginabile di persone — soprattutto donne — a sottoporsi a piccole o grandi “torture”.
Su questo chiama a riflettere la giovane designer francese Oleksandra Gerasymchuk con il suo progetto Autodiscipline Wearable Jewellery, dando vita a pezzi di gioielleria che esplorano il rapporto tra bellezza e disagio, bellezza e sofferenza.

Ogni pezzo è pensato e realizzato per mettere in discussione “l’importanza della postura e l’atteggiamento globale della persona”, come scrive Oleksandra, che poi aggiunge: “ci invita a ripensare i nostri standard di bellezza e a prestare attenzione ai dettagli che rendono ognuno attraente e desiderabile”.
Rigide e a schiena dritta per indossarli correttamente!










