La parola d’ordine è “famolo strano”. Dopotutto chiamare una rivista come un volatile estinto è già una dichiarazione d’intenti.
L’ultima volta che ho parlato degli spagnoli di Dodo, questi avevano appena lanciato il numero zero, stampato in un’unica copia, da trovare come in una caccia al tesoro, con tanto di mappa illustrata ad hoc (per la cronaca: la mappa probabilmente era disegnata fin troppo bene visto che il ritrovamento è avvenuto appena tre ore dopo).
Ora, dopo un primo numero in cui hanno ripreso l’idea d’esordio annacquandola un po’ e rendendola più sostenibile economicamente (con una misteriosa “pagina X” dorata presente in una sola copia) e un numero due doppio (per altrettanti temi: presente e futuro), li ritrovo con Dodo #3, disponibile in edizione limitata con allegato nientepopodimenoché un impermeabile, in modo da essere tra i pochi al mondo a poter dire di aver letto una rivista sotto la pioggia (chi non vorrebbe farlo?).
Bizzarrie a parte, il concetto che sta alla base del progetto è offrire al lettore una sorta di “casa sull’albero” formato rivista, piena di avventure, misteri, esplorazioni e storie degne dei gloriosi periodici pulp del passato. Per dirne una, anzi due: su Dodo #3 c’è un pezzo su come coltivare un giardino del cretaceo e un guida per preparare ricette infarcite di aneddoti stile horror di serie Z.


