L’alimentazione tra hacking e tecnologia
Da quando noi esseri umani abbiamo iniziato a coltivare vegetali ed allevare animali di fatto abbiamo dato inizio a un’opera di trasformazione della natura senza precedenti nella storia del pianeta Terra, “piegando” l’evoluzione per venire incontro alle nostre necessità, ai gusti, ai vizi, agli spazi, ai luoghi. Abbiamo selezionato, ibridato, creato nuove specie (distruggendone o contribuendo all’estinzione di un numero assai maggiore), siamo intervenuti direttamente sul codice genetico, brevettandone addirittura alcune parti e demolendo — prima lentamente poi sempre più rapidamente — quella che è probabilmente la chiave di volta della vita terrestre: la biodiversità.
Allo stesso modo alcuni vegetali e animali hanno avuto la “intelligenza” di sapersi adattare alla specie dominante, l’uomo, riuscendo a usarci come mezzo per la loro “conquista del mondo” (vedi il mais, vedi la soia, vedi in parte il maiale: per approfondire consiglio l’ottimo saggio di Michael Pollan Il dilemma dell’onnivoro, pubblicato da Adelphi).
Che succederà nel prossimo futuro? Quale sarà il ruolo delle biotecnologie, che anno dopo anno diventano sempre più avanzate ed efficaci?
Domande come queste sono il fulcro della ricerca del Center for Genomic Gastronomy, un gruppo internazionale di artisti e ricercatori nato con lo scopo di — cito dal sito — mappare le controversie che riguardano il cibo, prototipare possibili future alternative culinarie, immaginare un sistema alimentare più equo, improntato sulla biodiversità e anche più… bello.
Tra mostre, conferenze, performance, dibattiti e ovviamente pranzi, i “genomicogastronomi” di pubblicano anche libri e riviste/fanzine, tra cui Food Phreaking, un magazine in edizione limitata che indaga l’intersezione tra il cibo, la tecnologia e la “open culture” degli hacker (la figura del food phreaker è proprio quella che vive lì, in quel fumoso e ancora parzialmente inesplorato punto d’incontro).
Dopo numero zero introduttivo, Food Phreaking #1 è dedicato ai vegetali: un libretto di poco più di 50 pagine, tra testi e illustrazioni, in cui viene presentata tutta una serie di varietà di frutta e verdura atipiche oppure create artificialmente dall’uomo, attraverso la selezione o l’ingegneria genetica, con protagonisti come il “riso dei miracoli”, la “papaya arcobaleno”, il famoso “fish tomato”, la mela che non annerisce…