Quella degli stampi per marchiare il pane, prima di portarlo al forno comune, è una tradizione che conosco bene, che mi è familiare; tanti i racconti di nonna, ascoltati fin da bambina. Il pane al sud, specie nei paesi piccoli, come quello dove sono nata io, fino alla fine degli anni ‘50 non si vendeva nei negozi, anzi non c’erano proprio le panetterie.
Lo si faceva a mano, ogni famiglia faceva il suo, non tutti i giorni, una, due volte a settimana, poi lo si mangiava fermo di qualche giorno o lo si scambiava con le famiglie di parenti, in modo da averne sempre fresco.
Mia nonna diceva che in casa Arcuri si facevano due-tre “fatte di pane” (infornate) due volte a settimana e poi lo si distribuiva. Ogni famiglia, compresa la mia, conservava gelosamente la propria “levatina”, ovvero il lievito madre, e per cuocerlo lo si portava in uno dei due forni del paese, dopo averlo segnato, ognuno con il proprio sigillo. Il nostro è ancora lì, sulla credenza nella casa di famiglia, non più in uso da decenni, ma con ben chiaro lo stemma. Chissà forse dopo questo post riuscirò a convincere mia zia a darmelo…
«Gli stampi per il pane sono una delle espressioni storiche dell’arte pastorale nel Sud Italia, in particolare nella zona di Matera» scrive il giovane designer Roberto Sironi (classe 1983), autore di Madre Pane, una collezione di stampi per il pane “con valore simbolico e ornamentale”.
Nella tradizione questi oggetti — che oltre alla funzione di rendere riconoscibili le pagnotte, avevano un valore apotropaico — erano realizzati in legno, intagliati a mano, mentre il sigillo recava impresse le iniziali del proprietario o lo stemma della famiglia.
Roberto, invece li reinterpreta, facendoli realizzare in ceramica refrattaria di vari colori. Sono la rappresentazione astratta dell’uovo, della chioccia, dell’albero e della pietra miliare, e simboleggiano: la nascita, la protezione materna, la crescita e la forza.
Il marchio, in origine destinato a riportare le iniziali del proprietario, completa il timbro nel rispetto della tradizione.