Quando io e Simone ci avviciniamo al banchetto, che in un capannone di Ventura-Lambrate ospita le creazioni della giovane designer Ella Bulley, io sto giusto per sbraitare contro l’invasione di milioni di oggetti un po’ troppo simili l’uno all’altro, che paiono essere intagliati con l’ascia nel legno, scavati nella pietra o scolpiti con una pesante clava nel marmo dall’uomo delle caverne.
Poi però mi fermo un secondo a leggere e mi accorgo che le creazioni di Ella sono di zucchero e — sarà tutta ‘sta saccarina — divento più buona, mi avvicino e la lascio raccontare.
Ella Bulley è una giovane designer che ha recentemente completato un Master in Material Futures at Central Saint Martins School of Art and Design.
A Milano porta dei vasi frutto della sua indagine sull’utilizzo dello zucchero di canna per creare artefatti, ma anche una fibra tessile, visivamente simile al cotone e ma morbidissima al tatto sempre ottenuta partendo dalla canna da zucchero.
Racconta che per lei l’artigianato e le tecniche di produzione tradizionali hanno un valore in sé e che «in futuro la provenienza dei materiali e il processo di ottenimento degli stessi sarà importante tanto quando il risultato finale, quanto l’opera ottenuta».
Perciò ha «deciso di sperimentare con la canna da zucchero, un materiale che non è al momento apprezzato ma che ha tantissime potenzialità di utilizzo. Lo zucchero, da bene di lusso che era quando si iniziò ad utilizzarlo, è diventato un bene comune, spesso anche demonizzato, per questo, ho deciso di trasformare questo umile ingrediente in un materiale con cui ottenere manufatti artigianali».