Alla fine tutto si collega

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Negli anni ’50 la California visse uno dei suoi periodi di maggior fermento: tra le villette e i club underground di San Francisco, sotto alle palme della west coast, tra le colline e le strade tortuose di Hollywood convivevano fianco a fianco poeti beat e jazzisti, registi, modelle, genî dell’animazione e attori che facevano sognare il mondo intero, artisti d’avanguardia e designer e architetti modernisti.

Ed è proprio questo il mondo raccontato, per immagini, da Eventually Everything Connects, che è una sorta di variazione (illustrata) sul tema dei sei gradi di separazione e che ha come protagonista il modernismo californiano, sul cui sfondo s’intrecciano storie e collegamenti inaspettati, come quello tra Walt Disney e Alfred Hitchcock, o tra quest’ultimo e due pesi massimi del design come Charles e Ray Eames.

Come si arriva da Chet Baker a Steve McQueen? E da Dennis Hopper a Ed Ruscha? E da Raymond Chandler a Billy Wilder?
La risposta sta nel “leporello” di grande formato pubblicato appena qualche giorno fa dall’editore indipendente inglese Nobrow e illustrato da Loris Lora, arista di base a Los Angeles che ha iniziato a lavorare al progetto mentre frequentava l’Art Center di Pasadena e pian piano scopriva come, effettivamente, era (ed è) tutto connesso.

Ad accompagnare le tavole un poster gigante che spiega i “link”, talvolta incredibili, tra personaggi che difficilmente ti sarebbe venuto in mente di accostare.

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