Essere figli di architetti è dura

È dura esser figli di architetti. Stanze arredate per essere guardate, più che vissute; mobili e sedie più belle che comode; l’ossessione per l’armonia, l’equilibrio, la composizione, che poi va a rovinare anche le piccole cose, quelle in cui l’estetica è meglio metterla da parte.

Come la piccola protagonista del cortometraggio d’animazione Me and my Moulton [qua sopra il trailer], che ha 7 anni e due sorelle, e tutte e tre vorrebbero una bicicletta esattamente come tutti gli altri, grandi e piccoli, che vivono attorno a loro, e non una di quelle “ridicole” Moulton.

Ma i loro genitori sono architetti modernisti, hanno una cosa bellissima ma scomoda, con le sedie della sala da pranzo con tre gambe e sulle quali è difficilissimo stare in equilibrio.
Gli amici delle tre ragazzine, poi, quando entrano in casa, rimangono a bocca aperta…

Impossibile vivere una vita normale, in quella casa. Facilissimo, al contrario, sentirsi diversi. Soprattutto quando il papà è l’unico in città a portare i baffi e quando scatta una foto di famiglia fa vestire tutti in modo da sembrare un’istallazione artistica.

Realizzato da Torill Kove, regista d’animazione canadese, già premio Oscar, nel 2007, per il corto The Danish Poet, Me and My Moulton ha già vinto diversi festival ed è stato tra i candidati agli Oscar 2015.

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