Ipnotico, (e con la giusta spinta allucinogena pure) psichedelico, persino erotico, con tutte quelle parti carnose e umide in movimento che innescano l’immediata associazione con peni e vagine e dita alle prese con un immenso, naturale, affollato amplesso in cui vita e morte s’intrecciano inesorabilmente.
Uscito appena qualche giorno fa, Meanwhile è cortometraggio sperimentale realizzato durante la lavorazione di un film, Porgrave, che dai teaser si preannuncia già come un capolavoro, un progetto ispirato alle opere — cito il sito — di scrittori come Alan Moore, Jan Hanlo, Don DeLillo, Kurt Vonnegut e Alfred Van Vogt e costruito come una riflessione scientifica e filosofica sul tempo e lo spazio.
L’autore, Sandro Bocci, è un film maker indipendente marchigiano. Uno con un’ossessione per i frattali (tanto da aprire il suo studio in una località in provincia di Ascoli Piceno chiamata proprio Collefrattale), una grandissima passione per la natura e i suoi movimenti (su larga e piccola scala, che l’ha portato a collaborare con osservatori astronomici e a studiare il clima e le dinamiche dei fluidi) e soprattutto una sincera, quasi infantile (in senso buono) capacità di meravigliarsi.
Bocci è la versione contemporanea di quella lunga lista di cineasti che hanno fatto la storia del cinema con spirito da artigiani più che da artisti (anche se poi artista lo erano, come lo è Bocci).
E la meraviglia, da quel che ho potuto vedere sul suo sito Julia Set Collection (chiamato così in onore del matematico e musicista Gaston Mourice Julia, primo studioso dei frattali) e attraverso i suoi lavori, è la molla che spinge Sandro a usare i suoi obiettivi e le sue lenti non tanto per inseguire chissà quale successo, ma per scoprire e capire e, possibilmente, rimanere a bocca aperta lui per primo, per poi usare le sue grandissime capacità tecniche e narrative per suscitare nello spettatore la stessa emozione.
