Toglierli dal contesto originario — la pagina — per trasferirli sui muri e nelle gallerie d’arte ma anche su magliette e manifesti dei centri commerciali, sulle confezioni di detersivo, sulle patatine, le caramelle, la cancelleria, gli abiti d’alta moda (e una o due stagioni dopo, le “repliche” low cost), i fazzoletti di carta, persino le bottiglie di vino e i medicinali.
I critici storcono il naso, gli appassionati fluttuano tra l’indignato e il divertito, i fumettisti snobbano o incassano l’assegno — ma i fumetti vengono usati anche per vendere.
E un libro — Comics Feeeever!!, appena pubblicato da Viction:ary, editore di Hong Kong specializzato in arti visive — raccoglie i migliori esempi di decontestualizzazione dei comics, là dove la bande dessinée entra nel mondo dell’arte e del design, con 12 interviste e approfondimenti sull’opera di 39 artisti che hanno strappato i fumetto dagli albi per portarli da qualche altra parte.











