Lino Banksy va in skate

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Fin da quando è balzato agli onori della cronaca, agli entusiasmi, alle critiche, ai gossip di siti e riviste di tutto il mondo (ultimo, in ordine di tempo, il suo falso arresto con relativa “clamorosa” rivelazione della sua vera identità), Banksy, il più celebre tra gli street artist, ha visto fiorire attorno a sé uno stuolo di imitazioni, omaggi, parodie, attacchi, prese per i fondelli…

Da qualche anno l’artista di Bristol può pure vantare una sua assonante “versione pugliese”, Lino Banksy, artista (o gruppo di artisti, chissà…) di streda che rivolta in chiave stronzola / incoroneta / disgrazieta / porca puttena/(aggiungere espressione banfiana a piacere) le opere del Banksy originale, in un gioco di citazioni che oltre ad affondare nel cuore più trash e nazionalpopolare della commedia all’italiana azzarda anche qualche commento all’attualità (vedi ad esempio Grillo, Berlusconi, Ratzinger, Giovanardi, Alex Schwazer…).

In rete, di notizie su Lino Banksy, se ne trovano già dal 2010, che è poi l’anno in cui uscì Exit Through the Gift Shop, ambiguo quanto pure notevolissimo lungometraggio realizzato da Banksy-Banksy sul quale ancora si sprecano le interpretazioni — sarà vero? sarà un “mockumentario”?
Nel film Banksy racconta la storia di Thierry Guetta, in arte Mr. Brainwash, capace di trasformare la scopiazzatura dell’arte in un giro d’affari mostruoso.

Un prodotto della società dello spettacolo profetizzata da Debord, dunque. E il filosofo situazionista francese non è caso viene citato — ironicamente!, ma non troppo — pure nel testo che ha accompagnato la mostra che lo spazio espositivo romano Laszlo Biro ha dedicato l’anno scorso a Lino Banksy.

Eccolo, il testo:

L’altra sera, a cena da Lino Banksy, ho trovato in bagno la Società dello spettacolo di Debord. Ho sfogliato il libro e a penna c’era un segno su un noto passo, il 208: “Il détournement è il contrario della citazione, dell’autorità teorica sempre falsificata per il solo fatto di essere divenuta citazione; frammento strappato dal suo contesto, dal suo movimento, e in definitiva dalla sua epoca in quanto riferimento globale come dall’opzione precisa che essa era all’interno di questo riferimento, esattamente riconosciuto o misconosciuto. Il détournement è il linguaggio fluido dell’anti-ideologia. Esso appare nella comunicazione che sa di non poter pretendere di detenere alcuna garanzia in se stessa e definitivamente. Esso è, al grado più alto, il linguaggio che nessun riferimento al passato e al di sopra della critica può confermare; mentre è al contrario la sua coerenza, in se stesso e con i fatti praticabili, che può confermare il vecchio nucleo di verità che esso restituisce. Il détournement non ha fondato la sua causa su nulla di esterno alla sua pura verità come critica presente”.
Non so esattamente che ne pensi Lino, né se si indentifichi in qualche modo con queste parole. Non glielo ho chiesto, non mi avrebbe risposto.

L’artista di streda come Mr. Brainwash, quindi? Può darsi. Ma al contrario di quest’ultimo Lino Banksy preferisce, come il Banksy originale, l’anonimato. Pur buttandosi però nel commercio, prima con una serie di t-shirt ed ora con delle tavole da skate che, come ci ha preannunciato il disgrazieto in persona ieri via mail, verranno messe in vendita su eBay a partire dal prossimo 3 novembre.
Porca puttena!

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