twohundredfiftysixcolors: la storia delle gif in un film muto di 97 minuti

mgm

Un alieno che si divertisse a catalogare la cultura visiva prodotta da quelle strane creature con due braccia e due gambe nel corso della storia, penserebbe forse che quella attuale, sulla Terra, sia l’era delle Gif.

Grattandosi il capo cercando di decifrare il significato degli assurdi meme intercettati in rete, l’alieno di cui sopra proverebbe forse a comunicare con noi inviando al Capo dell’Umanità — quell’allampanato e sorridente personaggio che si diverte a sua volta con le ghif (il presidente le pronuncia così, con la g dura) — un link con WeTransfer o Dropbox da cui scaricare un filmato in loop pieno di alieni che ballano Happy di Pharrell (sarà un dichiarazione di guerra?, si chiederanno i complottisti).

Alieni a parte, da quasi trent’anni il Graphics Interchange Format sviluppato da CompuServe — la prima azienda commerciale in assoluto a fornire accesso al web negli Stati Uniti — movimenta le giornate di chi si connette in rete.
Utilizzate inizialmente a scopo “utilitaristico” (avere un formato compresso adatto per le immagini a colori: il .jpeg, diventato poi lo standard, uscì qualche anno più tardi), le gif divennero via via sempre più complesse trasformandosi in un vero e proprio “medium” a sé stante, utilizzato oggi sia a scopi giornalistici (vedi infografiche animate) sia come linguaggio artistico, senza considerare poi l’uso “ricreativo” o le future derive come l’utilizzo di gif già pronte da utilizzare per comunicare via smartphone al posto di usare il testo o le “faccine”.

E pur non essendo un alieno, l’artista americano Eric Fleischauer ha deciso lo stesso di catalogare le gif, raccogliendone migliaia, andando a pescarle in rete o facendosele spedire da artisti e appassionati e montandole poi in un lungometraggio (muto, visto che il formato Graphics Interchange Format non permette di utilizzare l’audio) di ben 97 minuti fatto solo di gif, divise per categorie.

Il film si intitola twohundredfiftysixcolors — 256 sono infatti i colori permessi dalle gif — e attualmente è in tour per una serie di proiezioni.
Qua sotto i primi sei minuti dell’opera.

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