Mobi: contemporanee, italiane, fatte a mano

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Marco Betti, trent’anni, napoletano. Ha vissuto 10 anni a Napoli, 10 a Milano e 10 a Roma. 1/3, 1/3, 1/3, come un cocktail.
Mobi, il suo marchio, l’ha lanciato un anno e mezzo fa e quella che presenta a Pitti Immagine Uomo è la terza collezione, selezionata tra i finalisti di Who’s On Next Uomo.

Lo incontro nel suo spazio mentre con aria seria e professionale ma al contempo disponibile e cortese — quel “non so che” di accogliente e rispettoso che solo chi ha lavorato duramente per ottenere quello che ha riesce a trasmettere — Marco segue i buyer, risponde a tutte le domande, allunga biglietti da visita, mostra i pezzi della collezione, spiega, sorride. Ci sa fare.

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Per essere un trentenne ha un curriculum impressionante.
«Dopo la Marangoni», racconta, «ho avuto la fortuna di iniziare subito a lavorare».
Marco ha iniziato da Costume National, nell’ufficio stile, per poi spostarsi “naturalmente” verso il prodotto.
«A me piace stare in fabbrica», dice, «sporcarmi le mani, passare il tempo nelle concerie, nei suolifici».

Dopo Costume National ha lavorato da Etro, ha passato un periodo da LVMH, per due anni ha fatto da consulente esterno, seguendo diversi marchi, tra cui Gabriele Colangelo, e Acne, per poi entrare da Neil Barrett dove lavora ancora, mentre parallelamente porta avanti il suo marchio, come product manager per scarpe e borse.

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Dopo due collezioni decisamente più “accese”, quella che Marco presenta a Firenze è un inno al minimalismo. Bianco, nero, nude, a rappresentare rispettivamente la morte, la luce e l’uomo. Alfa e Omega.
Quattro modelli, tutti unisex, rigorosamente Made in Italy e realizzati artigianalmente in Piemonte, in un piccolo calzaturificio di Gargallo, in provincia di Novara.
Linee pulite, nessuno spazio per il superfluo. Il movimento è dato dai contrasti: tra pellami differenti (gommato e grane) e, nella suola, dall’uso tra materiali vivi (il cuoio) e materiali tecnico (il micro).

Marco definisce il suo marchio “essenziale, contemporaneo e artigianale”. Un piede (giacché si parla di scarpe…) nel mondo di oggi e uno nella tradizione del fare che ci ha preceduti.
Piccola curiosità sul nome: da buon napoletano scaramantico, al momento di fondare un suo brand Marco ha pensato bene di non “bruciare” subito nome e cognome — che quelli puoi sputtanarli una volta sola — e ha scelto di usare le lettere iniziali e finali di MarcO e di BettI.
Alfa e omega, appunto.

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