illy·words è stato per ben tredici anni il classico esempio di rivista corporate fatta col cuore, un progetto nato non da un puro calcolo tra investimento e ritorno di immagine quanto piuttosto dalla volontà di realizzare una piattaforma culturale vocata alla sperimentazione, una sorta di laboratorio che fin dal 2002 — e negli ultimi due/tre anni sotto la direzione artistica di una figura come Pietro Corraini — ha permesso a centinaia di studenti provenienti da scuole d’arte e design di tutto il mondo di lavorare sul campo, curando le illustrazioni di ogni numero, ciascuno caratterizzato anche da ingegnose soluzioni (carto-)tecniche — dal caratteri tipografici al packaging, dalle piegature alle pagine staccabili — rendendola una tra le riviste più “tattili” in circolazione.
Prima o poi, però, ogni ciclo ha un termine. E quello di illy·words si chiude con una rinascita: non più rivista ma “bookzine” (funziona cioè come un magazine ma ha l’aspetto di un libro), non più bimestrale ma semestrale, non più spedita per posta a chi ne faceva richiesta ma in vendita online (a un prezzo decisamente abbordabile) e in alcune librerie.
Per celebrare tale rinascita il primo numero non poteva che focalizzarsi su tema “circolare” come quello delle origini, tema affrontato dal punto di vista dell’arte, della tecnologia, dell’architettura, del design e della gastronomia, in un volume di ben 160 pagine che verrà presentato stasera, alle 18,30, presso il bookshop della Triennale di Milano, da Pietro Corraini, dalla curatrice editoriale del magazine Ariella Risch, dall’illustratrice Zosia Dzierżawska e da Stefano Salis del sole 24 ore.