Quelle vecchie aziende di famiglia, dove tutto profuma di storia

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Quelle vecchie botteghe, i negozi, le officine, i laboratori, dove i figli dei proprietari crescono dietro a un bancone, aiutando mamma e papà prima nelle piccole cose (da’ tu il resto alla signora) e pian piano imparando un mestiere, dagli errori e dalle tirate d’orecchi, dall’osservazione e dall’imitazione, ereditando nel proprio DNA non solo i dati genetici della propria famiglia ma anche il “sapere del fare”, contribuendone all’evoluzione e—si spera—anche alla trasmissione di quel retaggio anche alle future generazioni.

Realtà che funzionano col passaparola, che non hanno bisogno di fare pubblicità perché è la qualità e il rapporto col cliente il miglior strumento di comunicazione. Realtà che purtroppo stanno scomparendo, schiacciate dai mutamenti economici, sì, ma soprattutto da quelli sociali: dalla rapidità dei consumi, dalla virtualizzazione dei rapporti umani, dalla necessità di inserirsi nel blaterio continuo della rete per dimostrare di esistere, ricoprendo con una stonata patina di fuffa la “ciccia” che tutti dicono di cercare ma che poi rimane lì, nascosta sotto a montagne di gattini, campagne virali, “notizie sensazionali” e chiacchiere sul nulla.

La corsa forzata e continua per stare al passo con dei tempi che di umano non hanno più nulla sta mietendo vittime ovunque e in ogni settore, e questo è un fatto. E se la nostalgia non è certo una soluzione (più che altro è un’illusione) ciò non toglie che l’unica arma davvero efficace per chi ha alle spalle una lunga storia di esperienza, tecnica e qualità è proprio sulla storia che deve investire, da un lato imparando a raccontarla e dall’altro cercando di farla evolvere: passato e futuro; storytelling e visione.

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E se non tutti sono in grado di raccontarsi—chi fa, di solito, si racconta meglio coi fatti che con le parole—allora i nuovi media dovrebbero servire anche a quello, a mostrare al mondo le piccole isole felici rimaste, capaci ancora di funzionare pur reggendosi sul modello azienda=famiglia.

Un nuovo magazine online americano, appena nato, sta cercando di fare esattamente questo: parlare di realtà commerciali e produttive con più di 25 anni di storia, una al mese, attraverso immagini, video e testi dal largo respiro.
Il sito si chiama The Distance ed ha appena messo in rete il primo numero, dedicato a una storica conceria di Chicago.

Il progetto è semplice—dopotutto le storie interessanti non hanno certo bisogno di effetti speciali—e mi auguro davvero che anche qui in Italia, paese finora tenuto a galla dalla piccola e medie impresa, ricchissimo di aziende/negozi/botteghe di famiglia, di storie vincenti ma anche di saperi che rischiano di andar perduti per sempre, mi auguro dunque (prendilo come una sorta di appello) che qualcuno, anche qua, decida di provare a lanciare un progetto simile. Avrebbe tutto il mio supporto.

Un messaggio
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