Issues | Noon Magazine

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Lanciare una nuova rivista, in un momento di crisi storica del mercato editoriale, è un rischio. Se le grandi testate si ridimensionano, aprendosi ai nuovi formati digitali, talvolta addirittura abbandonando il supporto cartaceo (salvo poi tornarsene sui propri passi, vedi Newsweek), le piccole realtà indipendenti cercano la propria nicchia di mercato specializzandosi sempre di più, a livello tematico o geografico, e puntando su un’alta qualità sia a livello di prodotto fisico (carte, rilegature) che culturale, rispolverando il buon vecchio long form journalism e a volte rinunciando totalmente alla pubblicità, firmando quindi una sorta di patto col lettore: io ti do il massimo e non mi svendo, tu supporta il nostro progetto (magari attraverso il crowdfunding).

Lanciare una nuova rivisita, quindi, è una sorta di salto nel vuoto. E la presenza o meno di una rete di salvataggio dipende da una manciata di fattori:
1. in primis l’effettiva qualità del magazine;
2. qualcuno talmente innamorato del progetto da investirci sopra a prescindere che vada in perdita o meno;
3. un’attività di comunicazione efficace e una rete di distribuzione efficiente (che non significa enorme ma che implica una scelta certosina dei punti di distribuzione e l’ottimizzazione dei tempi e delle spese);
4. una certa esperienza del settore alle spalle e possibilmente il coinvolgimento di nomi (ri)conosciuti nel loro settore.

Sui primi due punti non saprei ma di sicuro il nuovo semestrale inglese Noon, lanciato la settimana scorsa, soddisfa pienamente i punti 3 e 4.
A fondare questo magazine di “arte e commercio”, per citare quanto scritto nella presentazione che appare sul sito, è infatti Jasmine Raznahan, graphic designer che lavora da A R P A, uno degli studi creativi più interessanti del panorama internazionale e che ha curato l’art direction per realtà come Rizzoli, la Tate e Pop Magazine, rivista della quale la Raznahan è stata anche direttrice.

E in quanto ai nomi (ri)conosciuti c’è solo l’imbarazzo della scelta: e se non ti bastano Juergen Teller, Wolfgang Tillmans e Michael Wolf qua c’è la lista completa.

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