Con i suoi ready-made distrusse per sempre le (fino ad allora) solide fondamenta del mondo dell’arte rovesciando l’idea comune di arte come frutto del lavoro manuale dell’artista—quanto più il lavoro tanto più il valore—tracciando di fatto le basi per tutta l’arte concettuale (basata non più sul manufatto ma sull’idea, sulla decontestualizzazione, sul ribaltamento di senso) che dalla seconda metà del Novecento in poi avrebbe conquistato critici, mostre, libri, riviste e pubblico.
Con la sua Rrose Selavy—e con l’aiuto di un sodale del livello di Man Ray—realizzò probabilmente performance di body art nella storia, creando un proprio avatar femminile inesistente e anticipando concetti come l’identità di genere sui quali solo decenni più tardi la società iniziò a interrogarsi, al contempo mettendo in discussione uno dei dogmi della fotografia, fino ad allora universalmente accettato: se posso fotografarlo vuol dire che esiste.
Il XX e il XXI secolo, in pratica, non sarebbero stati gli stessi senza Marcel Duchamp, l’incarnazione stessa dell’avanguardia e con ogni probabilità una delle menti più brillanti del suo tempo.
Per celebrarne la vita, l’opera e gli influssi che ancora oggi continua ad avere (e non soltanto nel mondo dell’arte), a un secolo esatto dal suo primo ready-made, lo scolabottiglie, presentato nel 1914, l’editore inglese Thames & Hudson sta per dare alle stampe The Duchamp Dictionary, il primo dizionario ragionato sul grande artista francese.
Scritto da Thomas Girst—esperto di comunicazione in ambito culturale, giornalista e già autore di due libri su Duchamp—e illustrato da Luke Frost e Therese Vandling, il dizionario uscirà il prossimo maggio.