È appena nato, Renegade., ma si è già messo di fronte a un obiettivo tanto ambizioso quanto complicato da realizzare: rispolverare il giornalismo di viaggio, quello di una volta, di quando le riviste di viaggio ospitavano le migliori penne del giornalismo e i migliori fotografi, pubblicando fior fior di reportage e non erano ancora grossi cataloghi travestiti da magazine con l’unico scopo di vendere spazi pubblicitari a uffici del turismo, catene di alberghi e compagnie aeree.
Auguri dunque a Renegade., che nel frattempo ha pubblicato un primo numero di appena 36 pagine, tanto per sondare le acque. E nell’era dei travel blogger che vanno ovunque ci sia un invito e vengono sbattuti qua e là senza aver reale potere di scoprirsi da soli i luoghi e chi li abita, nell’era dei reportage ridotti a una sequela di foto e di tag su instagram, più che acque forse sono sabbie mobili.