Nonostante il titolo possa trarre in inganno Shoppinghour non è l’ennesima (inutile?) rivista di moda nata principalmente per soddisfare l’ego di uno stylist o di un fotografo, entrare alle sfilate e raccogliere al contempo abbastanza pubblicità per avere qualche extra (oltre ai soldi di mammà) e comprare abiti in cui infilarsi prima di farsi fotografare durante qualche fashion week.
Nata come fanzine spillata a mano in quel di Londra sei anni fa e fondata dal cipriota Peter Eramian (laurea in storia dell’arte e master in filosofia) e da Yasushi Tanaka-Gutiez (laurea e master in sociologia), Shoppinghour è principalmente una piattaforma culturale—in forma di rivista—che mira a diffondere quella che può essere denominata come “critica sociale al pensiero dominante”.
Quando parlano del loro magazine Eramian e Tanaka-Gutiez citano spesso un’espressione, “New Educators”, cioè coloro che nella nostra epoca storica usano attivamente ogni tipo di medium per ricostruire, proprio attraverso la critica, una nuova idea di società.
Arrivata ormai alla sua undicesima uscita Shoppinghour dimostra come si possa parlare di argomenti alti pur senza rinchiudersi in progetti editoriali per soli addetti ai lavori ma, anzi, riuscendo di fatto a “sfornare” una rivista che, anche grazie all’ottima art direction dello studio italiano Think Work Observe, riesce ad arrivare a pubblico relativamente più ampio: quelli degli appassionati di piccoli gioielli editoriali realizzati con la massima cura e grande serietà.
foto via Antenne Books