Issues | Another Escape

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Ci sono due scuole di pensiero relative ai modi per spingere la gente ad intraprendere un percorso di vita coraggioso, improntato alla creatività, all’abilità di superare gli ostacoli e al cambiamento (di quel che non va della propria vita). Una di queste scuole di pensiero dice che l’ispirazione arriva dal brutto, dal becero e dall’ignobile: vedere che c’è chi fa (o è) merda e riesce comunque a campare soddisfatto o addirittura a prosperare, ispirerebbe a migliorarsi.
La seconda scuola di pensiero invece la vede esattamente all’opposto: le ispirazioni devono arrivare dall’alto, da chi ce l’ha fatta, da chi è migliore di te.
Entrambi i punti di vista, però, sono a doppio taglio. La mediocrità e la banalità, come palle di piombo, trascinano verso il basso e a mo’ di virus diffondono il pericoloso messaggio per il quale basta poco, non serve un gran impegno né chissà quale talento per ottenere risultati. Ma anche l’angelica aura dei “giusti” ha il suo rovescio della medaglia: fa rodere il fegato, insinuare sospetti, innescare invidie e travasi di bile che minano le reti connettive del tessuto sociale ed economico. Pensa ai toni entusiastici di qualche giornalista sulle riviste a diffusione di massa riguardo agli startuppers che hanno capito tutto della vita, o su giovani artisti che vendono dieci volte più di te semplicemente perché hanno trovato tutte le porte aperte, si sono fatti vedere agli eventi giusti e hanno leccato i didietro più utili da leccare, o ancora su giovani imprenditori che fanno riviste, aprono negozi, lanciano marchi, ché tanto—una volta che impari a fare due più due—è come un gioco e l’unico rischio è perdere i soldi di papà (che ne ha a bizzeffe).

Ma c’è anche una terza via. E a quanto pare è quella intrapresa da Another Escape, nuova rivista indipendente inglese che non ho ancora avuto modo di sfogliare fisicamente ma che sembra indirizzata sulla via del racconto garbato e super-partes di chi fa della propria passione un lavoro (e viceversa), qualunque sia il settore, cercando lo “straordinario” nelle cose semplici.

Another Escape è divisa in quattro sezioni: Ispirazione, Esplorazione, Processo e Responso. Il secondo volume, uscito nei giorni scorsi, parla di un ciclista-raccontastorie, di un minatore figlio e nipote di minatori che scava a 60 metri sotto terra per cercare il pigmento di ocra gialla, di un gruppo di free-climbers, di un agricoltore urbano, di un apicultore che alleva ronzanti sciami sopra ai tetti dei grattacieli di Londra.

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