Issues | The Alpine Review

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Due numeri usciti finora. Il primo intitolato Versante Nord, il secondo Versante Sud. La metafora “montanara” ben evidente fin dal nome del magazine, The Alpine Review, che però le Alpi le guarda da lontano dato in quanto canadese in mezzo ci sono boschi, pianure, altre catene montuose e addirittura un oceano.
La metafora però funziona ugualmente perché è dalla cima di una montagna che puoi avere una prospettiva completa di quel che ti circonda e d’altra parte, se dal basso l’arrampicata pare inaffrontabile, una volta arrivato su scopri l’importanza del sentiero che hai intrapreso e comprendi finalmente che tutta la fatica che hai fatto aveva un senso: la vista, da lassù, è meravigliosa. E si apre su scenari, anfratti, dettagli da esplorare che quando eri a valle non potevi neppure immaginare.

The Alpine Review punta fin da subito molto in alto (e non poteva che essere altrimenti visto il parallelismo alpinista) e di carne al fuoco ce n’è tanta, come tante sono le pagine per ciascun numero—finora ne sono usciti due, di 285 pagine il primo e 315 il secondo: tutta “ciccia”, niente pubblicità e dunque niente fiato sul collo da parte degli inserzionisti e neppure dai lettori se è per questo, visto che non ha neppure una cadenza regolare e ogni nuovo numero esce solo quando è davvero pronto e soprattutto quando arriva il momento giusto per pubblicarlo.

«Un compendio di idee in un mondo in transizione», così i due fondatori—Louis-Jacques Darveau e Patrick Tanguay—definiscono la loro creatura. Che non ha limiti tematici. Ogni volume può spaziare indifferentemente dal design alla scienza, dall’antropologia alla moda, dalla tecnologia all’agricoltura, il tutto legato però a un tema centrale affrontato da molteplici punti di vista e nella maniera più approfondita possibile per quella che sembra sì una rivista ma che in realtà potrebbe benissimo essere venduta come una raccolta multidisciplinare “deluxe” attorno a un argomento.

Il secondo numero, uscito il mese scorso, ruota sul concetto di “Ritorno” e parla di scelte, di luoghi, del guardare indietro per andare avanti, del riuscire a selezionare solo ciò che funziona e che ha significato (materialmente o spiritualmente) scartando ciò che è obsoleto e superfluo. C’è un dossier sugli “oggetti che hanno significato”, da utilizzare come antidoto contro l’effimero; c’è un reportage su Fabrica, il think tank creativo di Benetton; c’è addirittura un inserto speciale sulla biomimetica, disciplina che studia i processi biologici della natura per applicarli alle scienze umane per risolvere problemi sociali ma anche per realizzare apparecchi tecnologici.

Disponibile sia in versione cartacea che in ebook, The Alpine Review si acquista online.

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THE ALPINE REVIEW is a comprehensive publication that tracks changes in thought, systems and creations around the world in a variety of disciplines ranging from tech to agriculture, design to anthropology. Assembled by a multidisciplinary team and designed with extreme care, The Alpine Review is a compendium of ideas for a world in transition.

Louis-Jacques Darveau
Louis-Jacques Darveau is a multidisciplinary strategic advisor whose client-facing work focuses on new ventures, innovation opportunities, product development and marketing. He has wide-ranging experience working with clients in Canada, the US and Europe, delivering solutions designed to boost performance. His interests include issues related to complexity, turbulence, good governance and good society.
ljdarveau.com

Patrick Tanguay
Patrick Tanguay is a creative generalist on a constant quest for information—always reading, researching and connecting. He’s interested in the disruption of everything, in the rise of open and in understanding the shifts our world is undergoing.
He co-founded Station C, the oldest coworking space in Canada and is a founding trustee of The Awesome Foundation Montréal.
patricktanguay.name

USCITO A OTTOBRE

As the rate of change accelerates, many of us are devoting more and more energy to finding meaning, balance and a map that works. In pursuit of steady ground, we find ourselves looking to the past for solutions, inspiration, humility and truth. This more complete perspective allows us to weigh and measure the findings of today and yesterday, to pick what is appropriate, what works and what is real, and discard the obsolete, superfluous or absurd. Returning to first principles, original baselines and classic simplicity we take what has worked to solve what hasn’t, equipping ourselves with the wisdom of the ages as we correct and forge our path ahead.

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This is an extraordinary magazine, some people might invoke the ‘bookazine’ word it’s so bookish. As usual, I shall resist that temptation The Alpine Review is magazine through and through, just a very busy, full one. Despite the name it’s based in Montreal – the name refers to reaching the heights, something it does constantly as it jumps from a profile of the School of Life to an interview with new Fabrica CEO Dan Hill and on to a discussion of organisational transformation.
It’s in-depth, intelligent and fascinating in its scope. A highlight is this collage/poetry combination by editor Louis-Jacques Darveau that encompasses native indians, Shackleton and Don Draper (below), but like almost everything present nothing is typical of the content. A very special magazine to end this magRush.

Un messaggio

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