Secondo i geologi, la vita sul pianeta terra è andata incontro, finora, cinque grandi estinzioni. La prima, 450 milioni di anni fa, coincise con una grande glaciazione (ma si parla anche dello zampino di una supernova—chiamalo zampino…) ed interessò circa il 70% delle specie viventi. Anche la seconda, 375 milioni di anni fa, si portò via lo stesso numero di specie per cause tuttora non chiare (vulcani, comete?). La terza, la più grande, ribattezzata la grande morìa, ci mancò poco che si portasse via l’intera vita dal pianeta: 250 milioni di anni tutto stava lì lì per finire; il tasso di sterminio fu del 96% e anche in questo caso lo scenario non è ancora chiaro. Arriviamo a 200 milioni di anni fa fu più leggera al confronto: 75% delle specie estinte e la strada aperta ai dinosauri per il loro dominio della Terra. Dinosauri che però ebbero (relativamente) poco da festeggiare visto che 66 milioni di anni fa toccò pure a loro: l’ultima grande estinzione sterminò i rettili ed inaugurò l’era dei mammiferi.
Per la sesta come tempistiche ci siamo. Ma stavolta l’indiziato numero uno è l’uomo. Così almeno la pensano i ragazzi di muro.exe, neonato marchio di scarpe che dopo un’apocalittica campagna virale, ha presentato appena due giorni fa la sua prima collezione: un solo modello ibrido—né scarpa né sneaker—ed unisex in tre differenti varianti colore, pensato per l’asessuato umanoide del ventunesimo secolo. I nomi delle tre scarpe—che al momento si possono soltanto prenotare—sono ovviamente catastrofici: Acid Rain, Nuclear Winter e TTAPS (così veniva chiamato, da un acronimo dei loro cognomi, il gruppo di scienziati che nell’83 pubblicaro sulla rivista Science uno studio sulle conseguenze atmosferiche di una guerra nucleare, intitolato Nuclear Winter: Global Consequences of Multiple Nuclear Explosions. Lì, per la prima volta, si sentì parlare di inverno nucleare, così chiamato a causa del repentino abbassamento di temperatura, capace di distruggere gran parte della vita sulla terra, causato dalle polveri radioattive e dalla materia carbonizzata dalle esplosioni.
Chiusa la parentesi “allegria”, passiamo al lato creativo. Dietro al progetto c’è una squadra europea, nel vero senso del termine: tre graphic designer madrileni, due product designer milanesi, un concept designer londinese, una fashion designer di Barcellona ed un esperto di biomeccanica (non sto scherzando) basco.
Insieme hanno lavorato per 10 mesi ad una scarpa tecnica dall’estetica futuristica e minimale, nata dopo più di 1500 bozzetti cestinati.
video productionFikera Studio
music Doma