Pitti84 | L’F

Come lo racconti un tuo marchio?
Puoi lasciar fare ad un professionista della comunicazione e dello storytelling; o affidarti alla pura e semplice immagine e dare il tutto in mano ad un bravo fotografo; puoi buttartici in prima persona perché chi meglio di chi li fa può trasformare una serie di prodotti in narrazione?. Oppure puoi affidarti al passaparola e far lavorare gli amici, o trovare i negozi giusti e puntare sulla fiducia che si instaura tra cliente abituale e commerciante competente. Puoi puntare al cuore o alla testa, al desiderio di omologazione o a quello di unicità (think different, finché a pensare differente non diventano in troppi e si ritorna daccapo), al globale o al locale, a chi ha il portafogli pieno o a chi lo ha quasi vuoto.

Le alternative sono tante, la certezza che nessuno di questi metodi riesca ad abbracciare una pluralità di punti di vista è una. La soluzione? Farsi raccontare da tanta gente, tutta assieme, in una sorta di Wunderkammer al contrario, dove invece di raccogliere oggetti mirabilanti accumulati in tutto il mondo, sei tu a chiedere al mondo di mandarti oggetti che parlino intrinsecamente del tuo marchio, dei suoi prodotti e soprattutto del suo spirito.

L’idea ce l’hanno avuta Licia Florio e Francio Ferrari di L’F che al Pitti, oltre alla loro nuova collezione SS2014, hanno portato un’installazione/performance intitolata wunderl’f e realizzata grazie all’aiuto di amici, artisti, blogger e giornalisti, che nelle settimane precedenti la fiera hanno inviato a Licia e Francio un oggetto. L’idea era di raccogliere cose che potessero definire il rapporto tra L’F e chi in un modo o nell’altro gira attorno al loro mondo.

Bel modo di raccontare una collezione molto varia, che alle rivisitazioni dei modelli già usciti in passato—proposti con nuove suole, nuove colorazioni e materiali—affianca pezzi inediti come lo stivaletto col tacco, pensato anche per l’uomo, o una derby super-massiccia.
E tra suole bianche, blu, gialle e micro con lo smile, vigezzine (le calzature da lavoro tipiche della Val Vigezzo, introdotte da Licia e Francio già nella scorsa collezione) dai colori più accesi e con la para, sughero stampato o sovrapposto al laminato e modelli psichedelici e cangianti, l’estemporaneo gabinetto delle curiosità allestito al Pitti ha fatto il suo dovere: suscitare (meritata) meraviglia.

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