#DIESELREBOOT

In informatica il reboot è il riavvio, che segue di solito una lunga e complessa procedura automatica fatta di bestemmie a tutti i santi, indispensabile a ripristinare il sistema (il reboot, non le bestemmie, ma pure quelle aiutano) per riparare, cito wikipedia, «a gravi errori hardware o software che hanno compromesso la stabilità o le prestazioni della macchina».

Questo dunque potrebbe essere il primo caso nella storia in cui il reboot viene fatto per ottenere un risultato esattamente opposto: l’instabilità.
Diesel puoi amarla o odiarla ma è indubbiamente un’azienda che va bene. Che, soprattutto per quanto riguarda la parte creativa, ha raggiunto una sorta di zona franca dove ci si aspetta qualcosa, ma qualcosa à la Diesel. E per uno che come Renzo Rosso ha fondato il suo impero sull’uscire dal seminato, una rassicurante tranquillità può diventare un incubo. Dunque ci voleva un riavvio. E la mano del programmatore/guastatore alle prese col reboot è quella di Nicola Formichetti, nuovo direttore creativo del marchio.

Tutto inizia da una specie di papessa che  giusto poco fa è spuntata su un muro di Milano (vedi la nostra foto qua sopra) e a quanto pare anche a Roma (puoi seguire #dieselreboot su instagram e twitter).
Sorgono gli interrogativi. Chi saranno mai i distrutti che risorgeranno? E soprattutto: che stavano guardando in tv quelli dietro alle persiane prima che la luce s’infilasse dentro casa loro?

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