La prima volta che ho incontrato dal vivo Marco Bressan—dopo anni di io-so-chi-sei-e-cosa-fai e tu-sai-chi-sono-e-cosa-faccio, l’uno da una parte e l’altro dall’altra di uno schermo—è stata a Firenze, in un piovoso giorno in bianco e nero passato tra scale, corridoi, passerelle, pozzanghere e stradine di ghiaia, con Marco che mi accompagnava in uno strano viaggio nel dietro le quinte del Pitti (viaggio che presto avrò modo di condividere su queste pagine), raccontandomi con una pazienza ed una disponibilità davvero rare a trovarsi quello che è il suo day job, il lavoro che paga le bollette, quello che c’è stampato sul biglietto da visita e che, consapevolmente o meno, ti “disegna” pure l’uniforme. Lavoro nel quale Marco mette esattamente la stessa energia e lo stesso entusiasmo che riesce a dare alle altre sue due attività: quella di papà—e non di uno né di due ma di ben quattro figli!—e quella di fotografo, che negli ultimi due anni l’ha condotto attraverso un lungo percorso di ricerca e di esplorazione. Percorso che ha dato vita prima ad un blog ed una Ritratti in pelle ed ora ad un libro, Ritratti in Pelle.
Ma partiamo dall’inizio.
Nell’aprile del 2011 Bressan inizia, quasi per caso, ad appassionarsi alle storie che tutti i tatuaggi (o quasi: c’è sempre chi se ne fa uno in preda alla sbornia del giorno prima ma dopotutto non è anche questa una storia?) si portano dietro, o meglio sotto. Sotto… pelle, ovviamente.
«Ho sempre pensato che le persone quando decidono di dipingersi il corpo per sempre, compiano un atto che va al di la della moda, quasi un atto di fede. Il tatuaggio oltre a essere ”eterno” è sofferto e non parlo della sofferenza legata all’ago, ma la sofferenza nel decidere cosa avere sul proprio corpo e la sofferenza del ricordo al quale magari è legato il segno. Sono altrettanto convinto che un tatuaggio sia un ”ritratto in pelle” dell’anima stessa, un racconto di chi si è di chi si era e di chi si sarà. Chi si tatua spesso ha una visione del proprio corpo è come se i tatuaggi ci fossero da sempre ma nascosti da strati di pelle» scrive Marco sul suo blog ritrattinpelle.tumblr.com che da quel momento diventa una sorta di diario di viaggio, un’esplorazione alla scoperta del mondo interiore di chi si tatua, inizialmente attraverso i ritratti degli amici e poi amici di amici e giù giù per i famosi “gradi di conoscenza” fino ad andare a trovare a casa dei completi sconosciuti, per farsi raccontare storie e ritrarli, da soli o in coppia, in situazioni di assoluta intimità.
Ecco, è proprio l’intimità la categoria che lega tutte le foto che fanno parte del progetto. Bressan ha la capacità non comune di mettere a suo agio i suoi soggetti e ad umanizzare l’occhio meccanico dell’obiettivo, rendendolo espressivo e complice, a volte mimetico e nascosto come quello di uno spettatore invisibile, altre partecipe e compiacente come lo sguardo di un amico, altre volte ancora spettatore curioso di un scena in fieri.
«Mi feci quei segni per ricordarmi di un grosso dolore» dice Stefano, fotografato, chitarra in mano e cappello, seduto sulla sua poltrona di pelle. Sullo sfondo un mucchio di libri. La data dice 22 marzo 2012.
Ilaria & Riccardo, invece, sono sdraiati sul loro letto, l’uno sull’altra. I corpi nudi riempiti di segni e di immagini. 15 maggio 2012. E l’istante decisivo (Cartier-Bresson docet) ad immortalarne la complicità attraverso un semplice sguardo e le mani strette le une alle altre.
Poche parole ad accompagnare le foto. A volte nessuna. Frasi semplici, racconti. Ma la forza del progetto sta nelle immagini, che hanno la capacità di non esaurirsi su pagina ma di lasciarti immaginare l’incontro, il racconto, il momento dello scatto e tutto quello che viene prima e verrà dopo. Entrare intimamente nelle vite degli altri e saperle scrivere con una foto è un dono raro.
In questi due anni Marco ha scattato oltre 80 foto, le prime 40 delle quali sono state raccolte nel volume cartonato uscito qualche giorno fa—in un’edizione limitata di 200 copie e prefazione di Stefano Bernardoni, fotografo che Bressan considera come suo maestro—a cui probabilmente seguirà (visto il sottotitolo volume I) una seconda parte.
Nel frattempo comunque il progetto va avanti e Marco continua la sua ricerca di soggetti (ci si può anche autocandidare).
Il prossimo 25 maggio, invece, le foto di Ritratti in Pelle saranno le protagoniste di un’esposizione presso il museo di Chiari (Bs).