Issues | LAW

Gli avvocati non c’entrano nulla. LAW sta per Lives And Works—vive e lavora—il grado zero dell’informazione quando in un articolo, in un post, in una didascalia si tira in mezzo un artista, un designer, un creativo in genere, ma ricorda pure la fastidiosa generalizzazione in base alla quale il frettoloso mondo in cui viviamo, insofferente all’approfondimento, semplifica chi sei in cosa fai. Tizio è di Chieti, ha studiato a Milano, lavora a Londra, fa il designer di tappeti. Stop. Tanto mi basta. Vedere i tappeti e poi passare ad altro.

Bel titolo. E soprattutto bella copertina. Anzi belle tutte le copertine—stesso stile, stessa posa, diverso soggetto—dei tre numeri che il semestrale inglese LAW ha fatto uscire finora, tutti in edizione limitata di 500 copie, per un progetto dedicato alla ricerca dello stile intrinseco, quello innato, che esce dai luoghi comuni per entrare in categorie più complicate come lo sono l’ossessione, la ricerca, la strada, le sottoculture, le scene, la storia.

Ogni uscita, infatti, indaga quello che è lo street-style britannico, documentandone estetiche, dinamiche, mitologie prima che scompaiano per lasciar posto a qualcos’altro. Street-style, in questo caso, non è da confondere con ciò che si intende sui blog modaioli, ovvero foto di gente (affatto) “comune” fuori dalle sfilate. La strada, per LAW, è anche questo, ma non solo. Pure il macellaio sotto casa è strada. Come lo è la gente reale, con un lavoro più o meno normale (o più o meno assurdo, come solo la normalità può essere).

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