Issues | South as A State of Mind

Il Sud è uno stato mentale, disse il saggio. Espressione che odora di stereotipo. E gli stereotipi fanno comodo a tutti: a chi ci si nasconde dietro per giustificarsi e camuffare da attitudine i comportamenti sbagliati; e a chi li usa per puntare il dito contro, spacciando per evidenza e “regola” quel che è soltanto cliché.

Il Sud è lento, il Sud è corrotto, il Sud è un casino, al Sud sono drammatici, al Sud sì che si vive bene, c’è un clima che pare il paradiso, sono tutti rilassati, al Sud si vive con poco, al Sud si mangia bene, lì le materie prime per cucinare sono un’altra cosa, al Sud si mangia troppo, quelli del Sud sono più grassi, quelli del Sud leggono di meno, al Sud c’è un sole che non vedi da nessun’altra parte, hanno l’aria buona, guarda che mare, al Sud fanno i piagnoni e poi ti inculano, non accettano le regole, al Sud provano sempre a fregarti, l’ospitalità del Sud è leggendaria… E così via. Si potrebbe andare avanti a paginate di banalità che prima o poi—del Sud o meno—una volta nella vita hai pensato o detto.

E se finora il “giochino”—per noi che nello Stivale abitiamo dalle parti del tacco o della punta o a metà scarpa, là dove ci sono il ginocchio e la fossa poplitea (l’ascella del ginocchio), o su dalle parti frastagliate di quella specie di sottoveste attaccata al continente—era rimasto confinato nel suolo patrio, con l’Europa che s’allarga giorno dopo giorno nelle testoline degli Europei (che magari ancora tali non si sentono ma dopotutto la mossa di fondare un’Unione partendo dai soldi che metti e levi dalle tasche non è proprio quel che si dice un’idea geniale), ora il Sud si è allargato e ci siamo ritrovati tutti—da Trieste in giù—gente del Sud.
Insieme a Grecia, Spagna e Portogallo siamo i PIGS, quei simpaticoni, compagnoni, scialacquoni, corrotti e indebitati del piano di sotto, contro cui puntare il dito da Bruxelles nonché dalle birrerie, dalle saune, dai fiordi (chi di stereotipo ferisce…) delle fredde, nebbiose, spente, supponenti, ubriacone, rigide, pragmatiche, social-democratiche, precise ed efficienti lande del Nord.

Non poteva che arrivare dal figliol prodigo di quest’Europa, dalla Grecia in bancarotta e continuamente sull’orlo di una guerra civile, un magazine che proprio sullo stereotipo del Sud basa i suoi contenuti.
South, sottotitolo “as A State of Mind”, è un semestrale di arte e cultura che si propone di rinegoziare il concetto di Sud, in parte definendolo e in parte inventandolo, come spiegano gli stessi autori, comunque giocando sui luoghi comuni ed affidando i contenuti a personaggi che arrivano da qualche Sud, geografico o semplicemente mentale—dove lo collochi, altrimenti, un tedescone come Jürgen Teller, che per il secondo numero di South ha scattato un editoriale nell’isola di Idra…

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